Nel panorama del design contemporaneo italiano si fa spazio una linea di ricerca che non mira a definire un’estetica del lusso, ma piuttosto a interrogare il senso stesso dell’oggetto ornamentale. A partire dal 2016, la progettista Carlotta Di Cerbo porta avanti una sperimentazione che unisce materiali non convenzionali, pratiche artigianali e una riflessione sul riuso. Il suo progetto prende forma a Milano, città dove si è formata in Architettura e, dal 2020 (periodo post Covid) la produzione si è spostata a Benevento sua città natale. Ad oggi, proprio nella splendida cornice del capoluogo campano, realizza accessori che si collocano a metà strada tra il gioiello e l’oggetto flessibile.
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Un marchio, una garanzia
Il marchio che porta il suo nome, Carlotta Scarabeo, nasce da un’idea precisa: allontanarsi dal concetto tradizionale di gioiello come oggetto prezioso e statico, per proporre invece manufatti mobili, leggeri e modificabili. I materiali impiegati – principalmente corde nautiche e raccordi in rame – provengono da ambiti industriali. Vengono recuperati e rielaborati, spesso a partire da scarti di produzione. Il risultato sono composizioni che si prestano a essere riassemblate, piegate, riconfigurate in base alle esigenze di chi le indossa.
Si tratta di oggetti che cambiano funzione e aspetto attraverso un uso quotidiano e non necessariamente cerimoniale. Le giunture in rame fungono da nodi di connessione tra parti diverse, permettendo un’ampia varietà di forme e combinazioni. Il gesto progettuale non si esaurisce nella creazione di un disegno fisso, ma si estende alla possibilità , lasciata all’utente, di intervenire sul pezzo nel tempo. In questo senso, il lavoro di Carlotta Di Cerbo può essere interpretato come una riflessione sul movimento, sulla provvisorietà e sulla relazione tra corpo e oggetto.
Un progetto “su più piani”
Le scelte produttive seguono una logica coerente con questa impostazione. Ogni accessorio è realizzato a mano e può essere personalizzato combinando elementi di diversa fattura. I pezzi non sono ripetibili in serie identica: anche nei casi in cui la forma è replicabile, la variabilità nei materiali garantisce comunque un certo grado di unicità . La produzione avviene su piccola scala, e coinvolge laboratori artigianali locali, come quello che si occupa della galvanizzazione dei componenti in rame nel centro di Milano.
Il packaging stesso riflette l’attenzione alla sostenibilità e alla non ripetibilità : gli astucci che contengono i gioielli sono cuciti a partire da tessuti di scarto, recuperati da industrie manifatturiere. Ogni confezione è diversa dall’altra, per trama, colore e composizione.
Il progetto di Carlotta Scarabeo si muove quindi su più piani: quello materico, con l’uso di materiali tecnici reinterpretati in chiave ornamentale; quello formale, con una progettazione aperta e flessibile; e quello etico, con una produzione attenta ai consumi e alla provenienza delle risorse. In un momento storico in cui il tema del riutilizzo è sempre più centrale nel dibattito sul design, l’approccio di Carlotta Di Cerbo propone una strada concreta, che unisce pensiero critico e pratica manuale.

Sono giornalista pubblicista laureata in letteratura e content manager con una grande passione per la scrittura






