Nel cuore della Calabria, a pochi chilometri tra Cutro e Roccabernarda, c’è una realtà agricola che ha deciso di fare una scommessa coraggiosa: quella di restare. L’Azienda Agricola Termine Grosso nasce da una scelta chiara e controtendenza. Mentre altrove si cedeva alla monocoltura, al vino massificato o – peggio – a progetti di urbanizzazione senza scrupoli, qui si è deciso di lavorare nel rispetto della natura e delle sue tempistiche, su una terra difficile ma generosa.
La cantina è piccola, familiare, radicata. Non ci sono slogan né etichette altisonanti: solo vigneti biologici curati giorno dopo giorno e un approccio coerente all’agricoltura sostenibile, già dagli anni Novanta. Undici ettari di vigna coltivati in regime biologico, su suoli argillosi e antichi, danno vita a uve come Gaglioppo, Greco bianco, Malvasia, Pecorello. Qui si coltiva ancora con la logica del “poco ma buono”, in un territorio dove ogni grappolo deve affrontare il vento, la siccità, le escursioni termiche e… le discariche progettate negli anni passati.
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Un territorio ferito che torna a parlare
Proprio dalla delusione per quelle scelte calate dall’alto, e dal desiderio di restituire dignità a un paesaggio dimenticato, è nata l’Associazione Calanchi del Marchesato. Una realtà spontanea, fondata da chi – come i titolari di Termine Grosso – vive e lavora tra le pieghe di questi territori. Stanchi di vedere proposto sempre lo stesso futuro fatto di rifiuti e degrado, un gruppo di cittadini ha deciso di puntare sull’opposto: far scoprire i Calanchi come patrimonio naturale, paesaggistico e culturale.
In pochi anni, l’associazione ha saputo trasformare l’argilla in valore. Escursioni, concerti, spettacoli teatrali all’aperto: ogni evento è un modo per riportare attenzione su un paesaggio fragile e quasi lunare, scavato dal tempo e modellato da millenni di erosione. I Calanchi del Marchesato non sono più un vuoto da riempire, ma un luogo da conoscere, rispettare e – perché no – gustare.
Trekking & wine: l’evento del 19 luglio
È proprio da questa visione condivisa che nasce l’evento di sabato 19 luglio: un’esperienza che unisce movimento, paesaggio e sapori. Il percorso – un trekking accessibile di circa 10 km – parte dalle dune d’argilla dei Calanchi e conduce fino al fiume Tacina, attraversando un tratto di territorio che conserva ancora intatta la sua forza primitiva. I partecipanti, accompagnati dai volontari dell’associazione, potranno camminare tra creste di terra modellate dal vento e sentieri antichi, dove la natura ha ancora il suo ritmo.
Al termine del cammino, l’arrivo in azienda. Qui i vini di Termine Grosso non vengono solo raccontati, ma vissuti: saranno infatti protagonisti di una degustazione all’aperto, pensata per concludere la giornata con lentezza e convivialità. Un modo per riappropriarsi del territorio anche attraverso il gusto, e per conoscere da vicino il lavoro di chi ha scelto di restare e coltivare in modo sostenibile.
Una scelta collettiva e una visione diversa
L’iniziativa non è un semplice appuntamento estivo: è l’espressione concreta di un’alleanza tra agricoltura e comunità. In un’area troppo spesso trascurata o destinata a progetti senza visione, l’unione tra Termine Grosso e Calanchi del Marchesato dimostra che è possibile generare bellezza, economia e partecipazione partendo dal basso. Nessuna grande opera, nessuna retorica: solo il valore di un paesaggio e di chi lo vive con rispetto.
Domani, tra i sentieri di argilla e il profumo del vino, ci sarà spazio per camminare, ascoltare, condividere. Un piccolo passo tra tanti, che però racconta un’altra Calabria: quella che lavora, resiste e sogna – a piedi e con un bicchiere in mano.
Fotocredit: Raffaele D’Angelo @consulentedelgusto

Sono giornalista pubblicista laureata in letteratura e content manager con una grande passione per la scrittura






