C’è un angolo della Val di Mezzane, in provincia di Verona, dove il vino non nasce solo per essere bevuto, ma per raccontare. Qui, tra boschi selvatici, ulivi silenziosi e filari curati con pazienza, prende forma l’azienda agricola Il Monte Caro, fondata nel 1986 da Enzo e oggi guidata dai figli Giorgio ed Emanuela. È un progetto familiare, artigianale e in costante evoluzione, che parla il linguaggio del territorio senza mediazioni.
Sette ettari di vigneto a conduzione biologica, tutti distribuiti sul versante sud-est del monte Caro, tra i 150 e i 300 metri di altitudine. La cantina e la casa si trovano nel cuore di questi vigneti, alcuni dei quali superano i trent’anni d’età. Tutto, qui, è fatto a mano: dalla potatura alla vendemmia. E ogni gesto è pensato non solo per ottenere un vino buono, ma anche per rispettare la biodiversità del luogo, che viene coltivata insieme alla vite.
Dal 2019, l’attenzione al suolo si è fatta ancora più profonda grazie all’uso di fermentati naturali, decotti di erbe autoprodotti, arnie e alberi da frutto che riportano equilibrio tra flora, fauna e lavoro agricolo. Nulla è lasciato al caso, ma neanche imposto. Nemmeno le certificazioni, che sono arrivate solo nel 2022, come conseguenza naturale di un percorso intrapreso per scelta, non per marketing.
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Vini veri, nati dalla terra e lasciati liberi di esprimersi
I vini de Il Monte Caro sono la fotografia di questo approccio: sinceri, non filtrati, senza additivi, fermentati con lieviti indigeni e affinati in acciaio o in bottiglia. Sono bottiglie che parlano direttamente, senza effetti speciali. Come Il Biondo, bianco leggermente frizzante da uve Garganega: agrumato, aromatico, fresco, perfetto per chi cerca qualcosa di originale, pulito e immediato.
Oppure il Carosè, un rosato da corvina e croatina che nasce nella zona più selvaggia del monte, circondata dai boschi e popolata dalle api dell’azienda. Uno stuzzicante equilibrio tra acidità, freschezza e un tannino leggero ma presente. Il Ca’Rosso – Valpolicella DOC – è invece il vino che rappresenta le origini del progetto: un rosso schietto, sapido, vivo, che racconta la semplicità e la profondità dei vini “di una volta”, fatti per accompagnare la tavola e non per impressionare.
Tra i rossi più strutturati spicca il Sol Aria (Valpolicella Superiore), da uve raccolte nel vigneto più alto dell’azienda, maturate più a lungo sulla pianta. Più ricco del fratello minore, ma sempre fedele allo stile sobrio e preciso che caratterizza tutta la produzione. L’Amarone Fogo e la Riserva Strade Vecchie completano il quadro: intensi, balsamici, ma non invadenti. Perfetti per chi cerca la complessità senza rinunciare alla freschezza.
E poi c’è Lui. Enzo, Cabernet Sauvignon prodotto in pochissime bottiglie e dedicato al fondatore. Una dedica, più che un vino.
Un luogo che si visita, si ascolta, si vive
Il Monte Caro è molto più di una cantina. È un luogo da vivere, da visitare, da esplorare con calma. Passeggiando tra le vigne si incontrano sentieri, piante spontanee, fiori selvatici e insetti utili. Il bosco viene curato con la stessa dedizione riservata alle vigne, perché fa parte dell’equilibrio generale. Ogni scelta, ogni intervento, è pensato per mantenere questo equilibrio.
Chi visita l’azienda trova accoglienza vera, senza filtri. Non ci sono percorsi preconfezionati, ma un racconto autentico, fatto di bottiglie, fermentazioni spontanee e profumi che cambiano a seconda della stagione. Qui si parla con chi il vino lo fa davvero, giorno dopo giorno, senza delegare.
Il Monte Caro non è un marchio. È un luogo. È un modo di fare. E, soprattutto, è una famiglia che ha scelto di far parlare la terra, senza urlare.

Sono giornalista pubblicista laureata in letteratura e content manager con una grande passione per la scrittura






