Non lo vedevi in tv. Non faceva interviste a ogni disco. Ma c’era. Sempre.
Dietro le canzoni che hanno segnato la musica italiana degli ultimi 40 anni.
Celso Valli è morto a 75 anni a Bologna, la sua città. In silenzio, come ha sempre vissuto.
Ma chi lo conosceva lo sa: senza di lui, la musica italiana sarebbe stata un’altra cosa.
E allora oggi lo ricordiamo così. Non con la retorica, ma con gratitudine. Perché se hai amato Sally di Vasco, La vita è adesso di Baglioni, o Ti sento dei Matia Bazar… c’era lui.
Dalle aule del Conservatorio ai palchi del mondo
Celso nasce a Bologna nel 1950. A 15 anni è già diplomato in composizione al Conservatorio Martini. Talento precoce, ma con una testa da architetto. La musica, per lui, non era solo emozione. Era costruzione, visione.
Comincia con il jazz, suona nelle big band, sfiora il progressive con i Bulldog. Poi arriva la svolta: gli arrangiamenti.
Dietro le quinte, ma con in mano il pennello di ogni quadro sonoro.
A fine anni ’70 inizia a lavorare con Mina. Nascono album come Italiana, 25, Catene. Ma è solo l’inizio.
Vasco, Baglioni, Ramazzotti: tutti da lui
Il curriculum di Celso Valli fa impressione. È lui che trasforma “Sally” in un racconto struggente, che orchestra “Un senso”, che cuce su misura le armonie di “Quello che le donne non dicono” per Fiorella Mannoia.
Ha lavorato con Giorgia, Morandi, Pausini, Bocelli, Ornella Vanoni, i Matia Bazar, Raf, Il Volo, persino Gianna Nannini.
Ma non era solo un produttore. Era un autore silenzioso, un direttore d’orchestra nascosto dietro le luci.
Nel 1985 produce La vita è adesso, il disco più venduto nella storia della musica italiana.
Ma non si monta la testa. Resta dietro, fedele alla musica, non alla visibilità.
I premi? Li ha presi tutti. Ma non era questo il punto.
Un Leone d’Oro alla carriera, un Latin Grammy, dischi d’oro, di platino, persino un disco di diamante per Vasco Live Kom 011.
Eppure, mai una parola fuori posto. Mai un’esibizione di ego.
Eros Ramazzotti lo ha salutato con un semplice “Celso. Mi mancherai maestro”.
Francesco Renga ha scritto: “Amico, buon viaggio. Mancherai… la Musica ti piange”.
E chiunque abbia lavorato con lui lo dice: era un uomo rigoroso, colto, esigente. Ma umano, sempre.
Una vita privata protetta, come un vinile prezioso
Dietro al lavoro, c’era una famiglia tenuta lontana dai riflettori.
Anna Dalla, la moglie conosciuta a Riccione in gioventù, gli è rimasta accanto per tutta la vita.
E il figlio Paolo, che ha seguito le sue orme, lavorando anche lui nella produzione musicale.
Ma con uno stile diverso, più contemporaneo. Meno orchestrale, ma con lo stesso rispetto per la struttura di un brano.
Un’eredità che continua, anche senza clamore.
Cosa resta di Celso Valli?
Tutto. Anche se non c’è più.
Resta il suono. Quel modo di far parlare gli archi. Di equilibrare ogni voce. Di costruire atmosfere che non invecchiano mai.
Hai mai ascoltato “Self Control” di Raf o “Ti sento” dei Matia Bazar e sentito i brividi?
Era lui. Quell’equilibrio fra elettronica e anima.
Hai mai pianto ascoltando “Sally” o “Un senso”? C’era la sua mano. Invisibile, ma presente.
FAQ
Chi era Celso Valli?
Un compositore, arrangiatore e produttore musicale. Ma soprattutto: un costruttore di emozioni sonore.
Quanti anni aveva?
75. Era nato il 14 maggio 1950 a Bologna.
Com’era la sua vita privata?
Sposato da sempre con Anna Dalla, aveva un figlio, Paolo, oggi anche lui produttore.
Quali sono i brani più famosi prodotti da lui?
“Sally”, “Un senso”, “La vita è adesso”, “Ti sento”, “Self Control”, “Quello che le donne non dicono”, e tantissimi altri.
È vero che ha vinto un Latin Grammy?
Sì, tra gli innumerevoli premi: anche un Latin Grammy, un Leone d’Oro e un Disco di Diamante.
“Head Staff”, giornalista pubblicista laureata in letteratura, amo scrivere e apprendere costantemente cose nuove. Trovo che il mestiere del giornalista sia uno dei più affascinanti che esistano. Ti consente di apprendere, di conoscere il mondo, farti conoscere e di entrare in simbiosi con il lettore






