Manuelina: il Pinot Nero che racconta quattro generazioni di Oltrepò

Daniela Devecchi

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Nel cuore dell’Oltrepò Pavese, tra le colline di Santa Maria della Versa, l’azienda Manuelina è il risultato di un lungo cammino familiare, fatto di mani che lavorano la terra, di vendemmie che si ripetono di anno in anno, e di un rispetto profondo per un territorio spesso sottovalutato ma ricco di autenticitĂ . Il segreto? Una produzione che ha la stessa passione delle sue origini.

Questa non è un’azienda vitivinicola come tante. È un presidio di cultura enologica, dove il tempo ha consolidato una visione: produrre vini che siano fedeli al luogo in cui nascono, senza compromessi, ma con la consapevolezza che anche l’innovazione può essere alleata della tradizione.

Un’identità chiara: Pinot Nero, Metodo Classico e filiera artigianale

Il Pinot Nero, qui, non è solo un vitigno: è una vera e propria vocazione. Non a caso, il Metodo Classico è il fiore all’occhiello di Manuelina. Parliamo di spumanti prodotti esclusivamente con uve Pinot Nero, vinificati in purezza, con una precisione che si percepisce in ogni dettaglio, a partire dalla cura in vigna fino all’affinamento sui lieviti.

Oltre allo spumante, il Pinot Nero viene vinificato anche in rosso, con risultati eleganti e profondi. E accanto a lui, trovano spazio anche altri vitigni simbolo della zona come il Riesling Renano — fresco, minerale, longevo — e la Croatina, che aggiunge un tocco di rusticità sincera all’intera produzione.

Il valore aggiunto? La gestione diretta di tutta la filiera. Niente affidamenti esterni o scorciatoie. La famiglia si occupa di ogni fase, con un approccio artigianale e trasparente. Una scelta che permette controllo, qualità e coerenza, e che rende ogni bottiglia l’espressione precisa del luogo da cui proviene.

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Innovazione sostenibile e certificazione vegana: la tradizione che evolve

Manuelina è affiliata FIVI, la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti. Un dettaglio che parla di indipendenza produttiva, ma anche di una visione etica del lavoro. In vigna si opera con attenzione all’ambiente: trattamenti ridotti, concimi organici, equilibrio tra tecnologia e natura. Non è marketing, è coerenza con un territorio che chiede rispetto.

E non è un caso che due vini in particolare — il Pinot Nero “Solonero” e il Riesling “Filare 52” — abbiano ottenuto la certificazione vegana da parte della Vegan Society. Una scelta che guarda al futuro, a un pubblico sempre più consapevole, ma senza rinunciare alla personalità del vino.

Questa capacità di evolvere senza snaturarsi è forse il tratto piÚ distintivo di Manuelina. Ogni innovazione è funzionale, mai invadente. Non troverai prodotti stravaganti o tendenze forzate: solo un modo contemporaneo di raccontare una storia antica.

Enoturismo vero: esperienze, racconti e verticali d’annata

Da cinque anni, Manuelina ha deciso di aprire le porte della cantina a chi vuole scoprire il vino da vicino. Non con una semplice visita, ma con un percorso pensato per avvicinare l’ospite al cuore pulsante della produzione. Si cammina tra i filari, si ascoltano le fasi della lavorazione, si entra in cantina, si assaggiano i vini nel luogo in cui sono nati. E, soprattutto, si dialoga. Non ci sono copioni da recitare, solo storie da condividere.

Le winexperience sono varie e adatte a ogni tipo di viaggiatore, dal curioso al più esperto. Alcune includono degustazioni verticali di vecchie annate, che permettono di leggere l’evoluzione di uno stesso vino nel tempo. E per gruppi numerosi — famiglie, aziende, team di lavoro — c’è la possibilità di organizzare eventi su misura, anche per team building, all’insegna del gusto e della natura.

Chi esce dalla cantina non porta via solo una bottiglia, ma una narrazione. Un’idea di vino che nasce da un luogo vero, da persone vere, e che riesce a rimanere impressa. E non è forse questo che rende un’esperienza memorabile?