Chi è Gustavo Zagrebelsky, ex giudice della Corte costituzionale e tra i più importanti giuristi italiani? Età, carriera, libri, battaglie civili

Daniela Devecchi

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Gustavo Zagrebelsky è nato a San Germano Chisone, in Piemonte, nel 1943, da famiglia ucraina da parte paterna. Torino è diventata la sua casa e il suo orizzonte intellettuale. La carriera accademica, prima a Sassari, successivamente a Torino, dove insegna Diritto Internazionale, è cominciata subito dopo la Laurea in Giurisprudenza ottenuta dopo anni di studi e sacrificio

Eppure il giurista non è mai stato solo un professore. I suoi corsi sono sempre stati luoghi vivi, attraversati da domande profonde del tipo: “come si tiene insieme la libertà con la legge? Dove finisce il diritto e dove comincia la giustizia?”

Corte costituzionale e impegno civile

Nominato giudice della Corte costituzionale nel 1995, solo 9 anni dopo, precisamente nel 2004, ne diventa presidente. Un ruolo che interpreta con stile sobrio, ma determinato. Nessuna dichiarazione sopra le righe, ma interventi solidi, ragionati, sempre orientati alla tutela dei principi fondamentali.

Concluso il mandato alla Consulta, non ha mai smesso di prendere posizione. Anzi, ha trovato forse una libertà ancora più piena. Zagrebelsky ha affiancato all’impegno scientifico un ruolo pubblico chiaro e diretto: ha scritto, parlato, manifestato. Sempre dalla parte della Costituzione, della democrazia partecipata, del confronto.

La battaglia contro la riforma costituzionale

Un momento chiave della sua attività pubblica è stata la netta opposizione alla riforma costituzionale del 2016, voluta da Matteo Renzi. Zagrebelsky è stato tra i volti più autorevoli del fronte del No. Non per partito preso, ma perché — come ha sempre spiegato — quella riforma metteva in discussione l’equilibrio dei poteri.

È lì che si è rivelato anche un comunicatore potente: capace di spiegare temi complessi a un pubblico vasto, senza perdere profondità. Un giurista, sì, ma anche un educatore della cittadinanza.

La voce pubblica e i libri che fanno pensare

Zagrebelsky scrive spesso su giornali come “La Repubblica” e “La Stampa”, ma è nei suoi libri che il pensiero prende corpo. “Il diritto mite” è diventato un classico. Così come “La legge e la sua giustizia”, “Simboli al potere”, “Fondata sulla cultura”.

Nel 2023 è uscito “Tempi difficili per la Costituzione”, un volume che non grida all’allarme, ma invita alla vigilanza. In un’epoca di polarizzazioni, lui propone di tornare all’essenziale: i valori, le regole, il dubbio.

L’impegno attuale e il dolore privato

Oggi, a 82 anni, Gustavo Zagrebelsky è presidente onorario dell’associazione Libertà e Giustizia, oltre a dirigere la Biennale Democrazia di Torino, un laboratorio di idee che coinvolge studenti, filosofi, attivisti e semplici cittadini.

Ma dietro la compostezza pubblica, c’è anche il peso della vita privata. Pochi giorni fa, ha perso il fratello Vladimiro, giurista anche lui, morto improvvisamente durante una vacanza a Gressoney. I due non erano solo parenti, ma anime affini. Hanno condiviso valori, studi, visioni. E oggi quella assenza pesa nel silenzio, anche se Gustavo continua il suo lavoro con discrezione e fermezza.

In un’epoca dove le urla valgono più dei ragionamenti e i tweet più delle Costituzioni, la voce di Zagrebelsky è un punto fermo. Mai alla moda, mai accomodante. E forse proprio per questo, profondamente necessario.