Dulcis in Fiore: i dolci calabresi che raccontano una terra

Daniela Devecchi

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La pitta ‘mpigliata non è solo un dolce: è un gesto di memoria collettiva. Originaria di San Giovanni in Fiore, nel cuore della Sila, ha attraversato secoli e generazioni, restando fedele a se stessa. Un tempo era preparata per le feste più importanti, spesso il matrimonio o il Natale, come un rito di passaggio che univa famiglie e vicinato. Oggi, quel rito continua. Solo che lo portano avanti tre giovani che hanno deciso di non lasciar andare quel sapere, di non farlo diventare un ricordo sbiadito.

La pitta nasce da ingredienti semplici – farina, miele, noci, uva passa, vino cotto, spezie – ma la sua forma arrotolata e intrecciata richiede cura, tecnica, esperienza. Ecco perché non si improvvisa. E forse è proprio questo il suo fascino: non è un dolce che si fa per caso, ma uno che si sceglie di fare. Perché dietro ogni pitta c’è un tempo lento, c’è una cucina vissuta, c’è un pensiero che non ha fretta. Dulcis in Fiore la ripropone oggi con lo stesso rispetto delle nonne, ma con una sensibilità contemporanea, senza mai scendere a compromessi.

E non si tratta di rivendicare solo un gusto, ma un’identità. Ogni pitta racconta la Sila, i profumi del bosco, le feste di paese, le mani impastate. È un dolce che parla di condivisione, che si spezza con le dita e si mangia in silenzio, magari davanti a un camino. E anche se la si assaggia per la prima volta, qualcosa dentro risuona. Come se ci appartenesse da sempre.

Dolci tradizionali calabresi rivisitati: tra ricerca e memoria

Ma Dulcis in Fiore non si è fermata alla pitta. L’obiettivo è più ampio: ridare valore a tutta quella pasticceria “povera” e contadina che rischia di sparire sotto il peso delle produzioni industriali. Nascono così i mastazzoli ripieni – morbidi, speziati, mai banali – le crostate intrecciate a mano, i rusticoni, i panettoni artigianali con farciture inedite come il pistacchio e la crema. La “mostarda”, in merito alle farciture, viene utilizzata per valorizzare i lievitati in variante pitta ‘mpigliata proprio per rimanere in tema tradizione. Ogni prodotto è il frutto di un equilibrio difficile da ottenere: tradizione da una parte, ricerca dall’altra.

Non si tratta di innovare per moda, ma di fare piccoli aggiustamenti che rendano questi dolci più accessibili anche a chi non li conosce. Mantenere l’anima, ma renderla visibile. Dietro ogni ricetta c’è uno studio attento: sulle cotture, sulle dosi, sulle texture. Nulla è affidato al caso. Il risultato è una linea di prodotti coerente, riconoscibile, capace di emozionare senza artifici.

Anche l’estetica gioca un ruolo importante: le confezioni sono eleganti ma radicate, con i famosi “rosoni” che richiamano l’Abbazia Florense, cuore spirituale e artistico di San Giovanni in Fiore. Una scelta precisa, che ancora una volta unisce dolcezza e identità. Ogni dolce diventa così anche un oggetto narrativo, che si guarda prima ancora di assaggiarlo.

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Dulcis in Fiore: un progetto che custodisce la pasticceria calabrese autentica

Nel mondo di oggi, dove tutto sembra spingere verso l’omologazione, decidere di restare legati a una tradizione può sembrare un atto di resistenza. E in un certo senso, lo è. Ma Dulcis in Fiore non è nostalgia: è consapevolezza. La consapevolezza che la vera qualità nasce dal tempo, dalla pazienza, dalla conoscenza. E soprattutto dal rispetto per le proprie radici.

Dietro questo progetto non c’è solo passione, ma anche una competenza solida: chi lavora in laboratorio arriva da studi di pasticceria, scienze alimentari, ingegneria alimentare. Questo permette un controllo rigoroso su ogni fase, dall’impasto al confezionamento. Nessuna improvvisazione, ma neanche freddezza industriale. Solo precisione artigianale, come un’opera fatta a mano cento volte, e ogni volta uguale. Dulcis in Fiore è il tentativo riuscito di tenere viva una cultura attraverso il gusto. Di trasformare la quotidianità in esperienza. Di offrire qualcosa che non si esaurisce in un morso, ma che continua a raccontare anche dopo. E forse, in tempi così rapidi e distratti, è proprio questo il vero lusso: un dolce che non si consuma, ma si ascolta.