Il silenzio di una mattina di novembre, in una cittadina dove ci si conosce quasi tutti per nome, è stato spezzato da una notizia che ha gelato l’aria. Un bambino di otto anni, Elia Perrone, è stato trovato senza vita nella sua casa di Calimera. Poche ore prima, il corpo della madre, Najoua Minniti, era stato recuperato in mare, al largo di Torre dell’Orso. Due luoghi distanti pochi chilometri, due vite spezzate nello stesso giorno.
Come è possibile che tutto questo sia accaduto senza che nessuno se ne accorgesse?
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Un bambino amato e una comunità attonita
Elia aveva otto anni e frequentava la scuola del paese. Era uno di quei bambini che ti restano impressi: curioso, vivace, sempre con lo zaino più grande della schiena e un passo svelto che sembrava un tratto distintivo. La sua assenza improvvisa da scuola è stata il primo segnale che qualcosa non andava.
A contattare i carabinieri è stato un uomo vicino alla famiglia, preoccupato perché non riusciva a rintracciare né la madre né il piccolo.
La madre ritrovata in mare: l’inizio del mistero
Il corpo di Najoua Minniti è stato avvistato da alcuni pescatori al largo di Torre dell’Orso. Quando si sono avvicinati, hanno capito che quella sagoma galleggiante non lasciava spazio ad alcuna speranza. La cosa sorprendente è che il ritrovamento della madre è avvenuto ore prima della scoperta del corpo del figlio.
Una distanza temporale che ha subito fatto pensare a un collegamento diretto tra le due morti.
Le indagini: un quadro che manca ancora dei pezzi essenziali
Quando gli investigatori sono entrati nella casa di Calimera, hanno trovato Elia già senza vita. Le prime ricostruzioni parlavano di segni di violenza, ma ogni dettaglio — dall’eventuale arma alla dinamica — deve ancora essere confermato dagli esami medico-legali. La Procura di Lecce ha disposto l’autopsia sui due corpi, l’unico strumento in grado di chiarire cosa sia realmente accaduto, quando e in quale ordine.
È importante sottolinearlo: allo stato attuale non esiste una ricostruzione definitiva. Le ipotesi sono molte, ma restano ipotesi.
Il ruolo dell’uomo che ha dato l’allarme
Nelle prime ore dopo la notizia, molte persone si sono chieste chi avesse dato l’allarme e quale fosse il suo ruolo nella vita del bambino. Le cronache parlano di un uomo legato in passato alla madre, ma nulla, nei documenti ufficiali, chiarisce se fosse padre biologico, padre legale o semplice ex partner.
Ciò che è certo è solo il gesto: è stato lui a chiedere aiuto, notando la scomparsa della donna e di Elia.
E questo, per ora, è l’unico elemento confermato.
In un momento così delicato, attribuire ruoli o responsabilità non supportati da atti ufficiali sarebbe un errore grave.
Domande che attendono risposta
La sensazione, ascoltando la comunità e leggendo le ricostruzioni, è quella di un puzzle a cui mancano troppe tessere. Ci si chiede perché Najoua fosse in mare, se sia caduta volontariamente o meno, e soprattutto cosa sia successo nelle ore precedenti la morte del bambino.
Non è chiaro se qualcuno abbia visto movimenti sospetti, se ci siano stati segnali o messaggi, o perché la casa non mostrasse segni di irruzione.
La verità, al momento, è che le domande superano di gran lunga le risposte.
Le prossime ore saranno decisive
Le autopsie, i rilievi nella casa, gli esami tossicologici e l’analisi degli spostamenti dei protagonisti sono i nodi centrali di questa indagine. Solo quando i risultati saranno pronti sarà possibile capire se si è trattato di un gesto disperato, di un atto di violenza o di qualcosa di ancora diverso.
Fino a quel momento, ogni ricostruzione definitiva rischia di essere un abbaglio.
Una comunità che aspetta risposte
A Calimera basta entrare in un bar per capire che qualcosa di enorme è successo. Le persone parlano sottovoce, spesso si fermano e sospirano prima di rispondere.
Gli amici di Elia non riescono ancora a capacitarsi. I vicini ricordano ore di silenzio irreale, rotto solo dalle sirene dei carabinieri e dei soccorritori.
Elia Perrone, otto anni, è stato trovato morto nella casa in cui viveva con la madre. Poche ore prima, la madre era stata ritrovata senza vita in mare. La sequenza degli eventi e le cause delle due morti sono ancora materia d’indagine.
Non esistono comunicati ufficiali che attribuiscano colpe, che definiscano ruoli familiari con precisione o che indichino persone indagate.
Tutto il resto resta, per ora, un terreno incerto.
Una verità da costruire con pazienza
Questa storia ha scosso un paese intero e ha lasciato dietro di sé un vuoto difficile da colmare. La verità arriverà, ma richiede tempo, rigore e silenzio.
Fino a quel momento, resta il ricordo di un bambino pieno di vita e le domande che una comunità continua a farsi: come è stato possibile che nessuno abbia colto i segnali di una tragedia così grande?

Sono giornalista pubblicista laureata in letteratura e content manager con una grande passione per la scrittura






