Se volevo, ti rubavo l’anima: la storia di Fabio, cassiere Pam licenziato dopo il “test del finto cliente”.
La storia di Fabio Giomi, il cassiere di Pam
Fabio Giomi, 62 anni, è uno dei tre cassieri licenziati da Pam in seguito al controverso test del finto cliente. A Fanpage.it condivide il suo racconto, pieno di sconforto: tornato a casa, confida di essere stato in stato di shock. Il difficile compito di informare sua moglie e i figli ha dato il via a giorni colmi di angoscia, rabbia e disperazione.
Dal 2012 addetto alle casse della Pam presso il centro commerciale Porta Siena, Giomi è stato licenziato dopo questo controllo interno avvenuto a fine settembre. La sua testimonianza non solo evidenzia la severità delle pratiche aziendali ma accende un dibattito sulle modalità giudicate discutibili adottate durante i controlli.
Contestualmente, questa vicenda si inserisce in una protesta più ampia che coinvolge altri 45 dipendenti Pam, i cui contratti sono a rischio. Fabio racconta che il test, riservato a valutare l’attenzione del cassiere nell’individuare eventuali anomalie sui prodotti, gli è stato presentato come una sfida punitiva. Non è stato il primo protagonizzato dal lavoratore. Solo pochi mesi prima, ne aveva superato uno senza alcuna difficoltà . Questa volta però, secondo lui, tutto era stato predisposto per spingerlo all’errore.
Cos’è successo al cassiere di Pam?
Nel caso specifico, un ispettore aziendale si presentò fingendo di essere un normale cliente. Senza apparenti sospetti, Fabio ha processato con diligenza la spesa fino a quando l’uomo ha interrotto la procedura rivelando trattarsi di un test. All’interno di una cassa di birra erano stati collocati piccoli articoli nascosti, come lacci per capelli e matite per gli occhi, sfruttando la fessura laterale della confezione.
Fabio ricorda le parole pronunciate successivamente dall’ispettore: se volevo, ti rubavo anche l’anima. Nonostante avesse risposto prontamente alla lettera di contestazione per spiegare che un cassiere non può aprire confezioni chiuse senza rischiare implicazioni con il cliente, il provvedimento definitivo è arrivato rapidamente e senza appello: licenziamento in tronco.
Fabio definisce assurda la conclusione, sottolineando che un’eventuale mancanza avrebbe potuto essere gestita con una nuova formazione invece che con l’interruzione improvvisa del rapporto lavorativo. L’anno precedente al licenziamento era già stato segnato da frequenti tensioni con l’azienda. Fabio riferisce di un clima di crescente rigidità , come se fossero stati imposti criteri disciplinari molto più severi rispetto al passato. Diverse lettere di richiamo da parte della direzione erano arrivate anche per motivi considerati banali: ad esempio, essere entrato al lavoro con pochi minuti di anticipo rispetto all’orario previsto.
Un accordo che non c’è: si passa agli avvocati
La speranza di una riconciliazione si è definitivamente spenta dopo l’incontro tra azienda e sindacati avvenuto il 20 novembre. Secondo Fabio, nonostante vi fosse margine per una soluzione conciliatoria, l’azienda ha mantenuto una posizione inflessibile. Ora la questione passa nelle mani degli avvocati.
La storia del cassiere licenziato è diventata emblematica e continua ad alimentare riflessioni approfondite sulle politiche di gestione utilizzate dalla Pam, sollevando interrogativi non solo sull’equo trattamento del personale ma anche sulla proporzionalità delle punizioni imposte a fronte degli errori commessi.

Tedesco Giorgia, classe ’95.
Quello che contraddistingue il mio lavoro è l’idea di cos’è che si cela dietro una notizia: un’informazione.
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Perché l’informazione è la libertà di un popolo. Ed é nelle nostre emozioni che si avverte la vera essenza della libertà .
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