Cantina del Vermentino di Monti: dove la Gallura diventa vino

Daniela Devecchi

Cantina del Vermentino di Monti: dove la Gallura diventa vino

Un luogo da attraversare, oltre che da bere
La Cantina del Vermentino non è solo produzione: è anche accoglienza, racconto e tradizione viva.
Ogni anno, la Sagra del Vermentino, SEMPRE LA PRIMA DOMENICA DI AGOSTO richiama a Monti migliaia di persone tra degustazioni, musica e incontri.
Nata dall’idea di ventidue viticoltori “lungimiranti”, oggi è una cooperativa solida e contemporanea, capace di tenere insieme memoria e ambizione.

Un’idea semplice (e rivoluzionaria) che ha fatto scuola

Negli anni Cinquanta la Gallura era una terra di piccoli appezzamenti, di fatica e conoscenza tramandata. Mettersi insieme, unire uve e competenze, fu la scelta che cambiò il destino del territorio.
Quella cooperativa, costituita nel luglio del 1956, è il seme da cui è cresciuta l’identità enologica di Monti.
Da allora il percorso non si è mai interrotto: i primi rossi a fine anni Cinquanta, la nascita della Sagra del Vermentino nel 1992, il traguardo della DOCG “Vermentino di Gallura” nel 1996.
Il filo conduttore? Un attaccamento profondo al luogo che non si piega alle mode.

Oggi: 350 soci, 600 ettari e una cantina immersa tra le querce

I numeri raccontano solo una parte della storia, ma colpiscono: 350 soci, 600 ettari di vigneti distribuiti tra Monti, Telti, Olbia e Loiri Porto San Paolo.
Il resto lo fa la geografia: suoli granitici, pendenze, escursioni termiche e brezze che asciugano e concentrano, regalando uve sane e profumate.
La cantina, circondata da tre ettari di querce, accompagna l’uva con pigio-diraspature delicate e stoccaggi in locali termo-condizionati.
La barricaia, con il suo portale in granito simbolo aragonese, custodisce l’evoluzione dei vini in botti e tonneau da 250 a 500 litri.
È un ecosistema più che un edificio.

Perché il Vermentino qui parla una lingua diversa

“Gallura” significa, letteralmente, terra di pietre. Non è un dettaglio poetico: il granito frantumato drena, riflette la luce, obbliga le radici ad andare in profondità.
È qui che il Vermentino, varietà mediterranea per eccellenza, affina il suo profilo: agrumi e fiori bianchi, un tocco salmastro, quel finale ammandorlato che rimane in scia e fa venire voglia di un altro sorso.
Non è un caso se la denominazione Vermentino di Gallura DOCG è l’unica della Sardegna.
Il territorio detta il passo, il vitigno ascolta.

Etichette che raccontano un luogo

Chi conosce la cantina sa che ogni etichetta è un racconto.
Dal classico Funtanaliras, quintessenza del vermentino “di casa”, alle selezioni come Funtanaliras Oro, che incarnano perfettamente lo stile gallurese — colore paglierino tenue, profumi di frutta gialla e fiori bianchi, finale elegante di mandorla.
In gamma trovano spazio anche gli spumanti a base Vermentino, come il Vigne del Portale Brut, e i rossi isolani dal respiro tradizionale come Galàna.
Una collezione ampia ma coerente, che non perde mai di vista il suo baricentro identitario: il Vermentino.

Dal vigneto al bicchiere: la cura dei dettagli

La vinificazione, qui, non è un esercizio di stile: è precisione quotidiana.
Raccolte selettive, pressature soffici, basse temperature di fermentazione per preservare gli aromi, e poi il tempo — quel tempo giusto che permette al vino di assestarsi senza perdere energia.
Anche i lunghi affinamenti in legno per alcune etichette non cercano la maschera, ma la profondità.
Il risultato è una firma stilistica chiara: finezza prima della potenza, equilibrio al servizio della beva.

Un luogo da attraversare, oltre che da bere

La Cantina del Vermentino non è solo produzione: è anche accoglienza, racconto e tradizione viva.
Ogni anno, la Sagra del Vermentino richiama a Monti migliaia di persone tra degustazioni, musica e incontri.
È il segno di un legame popolare che resiste e si rinnova.
E chi passa per Monti o Olbia lo sa: i punti vendita della cantina sono vere tappe di cultura del vino.
Non è forse il modo più autentico per entrare nel mondo del Vermentino gallurese?

Una cooperativa moderna, con lo sguardo fuori dall’isola

Non c’è provincialismo, in questa storia.
L’export, le collaborazioni con importatori europei e internazionali, la presenza nelle enoteche specializzate raccontano una cantina che sa parlare al mondo senza snaturarsi.
È la prova che il modello cooperativo, quando funziona, può garantire qualità, identità e sostenibilità.
E che il Vermentino di Gallura, nelle sue declinazioni, sa farsi riconoscere anche lontano dai graniti sardi.