Chef Rubio è stato denunciato dal giornalista David Parenzo

Giorgia Tedesco

Chef Rubio è stato denunciato. A volte, un semplice tweet può trasformarsi in una tempesta mediatica, ed è esattamente ciò che è accaduto a Gabriele Rubini, noto al grande pubblico come Chef Rubio. Ex protagonista televisivo e oggi figura controversa della rete. Questa volta, la situazione però, ha assunto risvolti gravi. Spunta una vera e propria accusa di diffamazione.

La denuncia a Chef Rubio

A muoverla è David Parenzo, giornalista e conduttore noto al panorama mediatico, che ha deciso di agire legalmente e portare la questione davanti a un tribunale. Tutto ha avuto origine da un post pubblicato sui social da Chef Rubio. Sembra che il contenuto del suo messaggio andrebbe ben oltre il limite della libertà di opinione. Il tweet accusa Parenzo di appoggiare il “terrorismo ebraico”. E di contribuire a disumanizzare il popolo palestinese. Un’affermazione che ha rapidamente acceso il dibattito online.

L’episodio risale al 12 ottobre di due anni fa. Proprio pochi giorni dopo l’attacco di Hamas contro Israele. In un momento in cui il clima sui social era già esasperato. In quel contesto, Chef Rubio ha pubblicato un tweet definendo David Parenzo un “suprematista, odiatore antimusulmano, antiarabo e antisemita”. Aggiungendo poi che avrebbe sostenuto il “terrorismo ebraico”. Parole pesanti che hanno scatenato numerose reazioni nel web,. Ma stavolta la questione non si è limitata a un battibecco online. Parenzo ha scelto di passare ai fatti. Si è costituito parte civile e accusando Rubio anche di istigazione alla discriminazione e all’odio razziale o religioso.

Fissata la data per il tribunale

La prima udienza è fissata per febbraio 2026 e si preannuncia come un processo destinato a fare rumore. Questa vicenda porta inevitabilmente alla luce una questione cruciale: fino a dove si estende la libertà di parola sui social? Quando un’affermazione smette di essere un’espressione di dissenso per configurarsi come un reato? Chef Rubio non è nuovo a casi controversi e spesso si è trovato al centro di polemiche violente contro figure pubbliche.

Tuttavia, il tono particolarmente acceso e le parole scelte in questo caso potrebbero costargli caro. Il caso non solleva soltanto interrogativi legati agli aspetti legali dei contenuti pubblicati online, ma pone anche l’accento sulla responsabilità di chi gode di una forte visibilità mediatica. Se da un lato la libertà di espressione è un diritto fondamentale, dall’altro è altrettanto evidente che ogni parola scritta su Internet lascia una traccia indelebile. Una traccia che può trasformarsi in prova tangibile persino all’interno di un’aula giudiziaria.