Cesare Cremonini biografia completa: età, carriera, fidanzata e la verità sulla schizofrenia

Daniela Devecchi

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Cesare Cremonini

Immaginalo a Bologna, una sera qualsiasi. La città respira piano, lui cammina. Non è una posa da artista, ma un gesto quotidiano. Camminare, per Cesare Cremonini, è diventato una terapia, un modo per restare in equilibrio. In questa abitudine semplice c’è forse la chiave di tutto: l’uomo dietro le canzoni, la fatica dietro la leggerezza.

Le origini e gli anni dei Lunapop

Cesare Cremonini è nato a Bologna nel marzo del 1980. Da bambino suonava il pianoforte, cresciuto in una famiglia che gli ha insegnato curiosità e disciplina. Negli anni del liceo nascono i Lunapop, cinque ragazzi e una manciata di sogni. Nel 1999 arriva “50 Special”, colonna sonora di una generazione che corre in motorino tra i colli e le piazze. Poi, a sorpresa, il gruppo si scioglie. E Cesare, invece di inseguire il passato, sceglie di ricominciare da capo.

La carriera da solista e l’evoluzione musicale

La sua carriera solista è un lungo viaggio di trasformazione. Album dopo album, la scrittura diventa più intima, il suono più ampio, le parole più consapevoli. Nel tempo si afferma come uno dei cantautori italiani più amati, capace di alternare pop, poesia e riflessioni personali senza perdere la spontaneità.

Nel 2024 pubblica “Alaska Baby”, un lavoro maturo e cinematografico, uscito il 29 novembre e accompagnato da un documentario su Disney+ che ne racconta il viaggio creativo tra Stati Uniti e paesaggi ghiacciati. Non è solo un disco, ma il diario di una rinascita. L’anno successivo porta la sua musica negli stadi con il tour “Cremonini Live 25”, un ritorno in grande stile che conferma il legame con il pubblico e con la sua città, Bologna, dove tutto è cominciato.

La verità sulla schizofrenia

C’è però un capitolo della sua storia che ha colpito tutti per la sua onestà. Nel 2020 Cremonini racconta pubblicamente di aver ricevuto una diagnosi di schizofrenia. Lo fa senza filtri, parlando di un “mostro” che sentiva dentro di sé, di giornate chiuso in studio, di ossessione per la musica e di un corpo che non riconosceva più. Racconta che lo psichiatra gli consigliò qualcosa di semplice: camminare. Ed è proprio lì che trova un modo per guarire, o almeno per convivere con quella parte di sé che faceva paura.

Negli anni successivi non aggiunge molti dettagli clinici. Non parla di terapie o farmaci, ma di equilibrio, di montagna, di silenzio. In un’intervista più recente racconta di essersi sentito “una corda tesissima, sul punto di spezzarsi”, e di aver capito che la natura, la solitudine e il movimento sono diventati la sua forma di cura. È una confessione sottile, quasi poetica, che lascia intendere come la guarigione non sia un punto d’arrivo ma un percorso.

All’inizio del 2024 condivide una foto del 2016: pesa quasi cento chili, barba lunga, sguardo spento. Scrive che si era “annientato”. Quel ricordo, più di mille parole, spiega il buio da cui è tornato. Da allora parla poco della malattia, ma chi lo ascolta capisce che la consapevolezza è rimasta. Oggi non usa più la parola “schizofrenia” come etichetta, preferisce dire che ha imparato a conoscersi, che la mente e il corpo vanno curati con la stessa attenzione con cui si accorda un pianoforte.

Vita privata e riserbo

La vita privata di Cremonini resta protetta. È stato legato a diverse persone note, ma negli ultimi anni ha scelto il silenzio. Niente esposizione, nessun reality sentimentale: solo la musica, i libri, qualche fotografia discreta. Un pudore che sorprende in un’epoca in cui tutti mostrano tutto.

Il suo stile e perché piace ancora

Dal punto di vista artistico, il suo percorso non si è mai fermato. Dopo i primi successi solisti, da “Bagus” a “Maggese”, fino a “Possibili scenari”, ogni album è un passo in avanti. “Nessuno vuole essere Robin” resta una delle sue canzoni più rappresentative, manifesto di chi cerca la libertà senza paura di essere fragile. Con “Alaska Baby” il cerchio sembra chiudersi: un disco adulto, scritto con calma, capace di mescolare elettronica, introspezione e luce.

A quarantacinque anni, Cremonini è un artista compiuto. Ha conosciuto l’euforia e l’ombra, il palco e la terapia, il successo e la solitudine. Oggi parla attraverso la musica, ma anche attraverso la scelta di fermarsi, di osservare. In fondo, la sua storia racconta che si può cadere e rialzarsi, che la mente può ferire ma anche guarire, e che ogni passo, letteralmente, può riportare verso se stessi.

Un uomo che ha imparato a convivere con i propri fantasmi

Molti continuano a chiedersi se la schizofrenia sia davvero scomparsa o solo addormentata. Lui non risponde. Sorride, ringrazia, suona. Forse perché certe risposte non servono più: quando impari a convivere con i tuoi fantasmi, non hai bisogno di cacciarli, solo di farli danzare nella luce giusta.