Chi era Susan Kendall Newman, la figlia primogenita di Paul Newman che ha trasformato il dolore in impegno

Daniela Devecchi

Chi era Susan Kendall Newman, la figlia primogenita di Paul Newman che ha trasformato il dolore in impegno

Aveva un cognome che pesa come una leggenda, ma non ne ha mai fatto un vessillo.
Susan Kendall Newman, la figlia maggiore di Paul Newman e Jackie Witte, se n’è andata il 2 agosto 2025, a 72 anni.
In silenzio, com’era vissuta. Niente clamore, niente copertine. Solo il ricordo di chi l’ha conosciuta davvero.

L’inizio di tutto

Nata nel 1953, Susan era cresciuta dentro un mondo fatto di luci, set e dialoghi tra artisti. Ma la sua infanzia, dietro l’apparenza dorata, era piena di ombre.
Quando il fratello Scott morì di overdose, lei aveva poco più di vent’anni. Da quel momento la sua vita cambiò direzione: meno cinema, più impegno. “Non voglio parlare di successo”, diceva, “voglio parlare di come si sopravvive”.

Gli anni del cinema

All’inizio degli anni Settanta provò a recitare. Apparve in “Slap Shot”, a fianco del padre, e poi in “I Wanna Hold Your Hand” e “A Wedding”, due film che oggi hanno un piccolo culto tra i cinefili.
Era brava, ma inquieta. Sentiva che la recitazione non bastava. Così si spostò dietro la macchina da presa.

Nel 1980 produsse “The Shadow Box”, un film per la ABC diretto proprio da Paul Newman e interpretato da Joanne Woodward.
Un lavoro delicato, di famiglia, che le valse una nomination agli Emmy. Da lì in poi scelse progetti più intimi: documentari, audiolibri per bambini (uno le fece ottenere persino una candidatura ai Grammy).

Una voce contro la dipendenza

Il dolore per la perdita del fratello diventò la sua battaglia. Contribuì alla Scott Newman Foundation, voluta dal padre, e cominciò a viaggiare: scuole, università, comunità terapeutiche, da New York al Messico.
Parlava ai ragazzi di dipendenza, ma senza prediche. Raccontava storie. A volte la sua.

Fu lei a promuovere video e campagne come “Drug-Free Kids: A Parent’s Guide”, pensato per genitori disorientati.
“Il segreto”, diceva, “è ascoltare, non punire”.

Susan non amava apparire. Non cercava interviste né copertine.
Chi l’ha incontrata la ricorda come una donna diretta, ironica, con un’intelligenza asciutta.
Negli ultimi anni si era fatta sentire solo per una questione familiare: le controversie sull’eredità Newman e sulla gestione della fondazione. “Non mi interessa il denaro, ma la verità su ciò che mio padre voleva davvero”, aveva dichiarato.

Nonostante i legami celebri — Paul Newman da un lato, Joanne Woodward dall’altro — Susan aveva sempre preferito restare dietro le quinte. Una scelta di carattere, più che di modestia.

L’addio e il ricordo

La sua morte è stata resa nota solo a ottobre, con un necrologio sul New York Times.
La famiglia l’ha ricordata come “una donna curiosa, generosa e arguta”.
E forse è la definizione più giusta: Susan Kendall Newman non ha mai cercato di essere un’icona, ma ha lasciato dietro di sé una scia di umanità.

Un’eredità invisibile, ma forte.
E se il nome “Newman” rimarrà per sempre legato al cinema, quello di Susan resterà legato a qualcosa di più grande: la capacità di trasformare il dolore in aiuto per gli altri.

Domande frequenti su Susan Kendall Newman

Chi era Susan Kendall Newman?
Figlia maggiore di Paul Newman, attrice, produttrice e attivista impegnata nella prevenzione delle dipendenze.

Quando è morta?
Il 2 agosto 2025, all’età di 72 anni.

In quali film è apparsa?
In “Slap Shot”, “I Wanna Hold Your Hand” e “A Wedding”.

Qual era il suo legame con Paul Newman?
Profondo e affettuoso. Hanno lavorato insieme e condiviso progetti artistici e filantropici.

Di cosa si occupava negli ultimi anni?
Di cause sociali e fondazioni per la prevenzione della tossicodipendenza.