Lia Quartapelle contesta le mozioni sulla difesa: perché il suo no scuote il PD e l’Europa

Serena Comito

Lia Quartapelle contesta le mozioni sulla difesa: perché il suo no scuote il PD e l’Europa

Succede raramente che un voto parlamentare faccia davvero rumore, ma quello espresso da Lia Quartapelle sulle ultime mozioni sulla difesa sta facendo discutere non solo il Partito Democratico, ma anche l’intero scenario politico europeo. Un “no” netto, arrivato mentre il PD avrebbe preferito l’astensione e la diplomazia. Cosa si nasconde dietro questa presa di posizione? E perché rischia di diventare un caso?

Cosa è successo alla Camera: mozioni e rotture interne

Nelle ultime ore la Camera si è trovata a votare su una serie di mozioni presentate da Alleanza Verdi e Sinistra e dal Movimento 5 Stelle, tutte concentrate su un punto delicatissimo: la spesa per la difesa e il futuro degli investimenti militari italiani. Le proposte chiedevano uno stop deciso all’aumento degli investimenti nelle armi, fissando il limite massimo al 5% del PIL – un obiettivo che, a dire il vero, molti considerano irrealistico e potenzialmente dannoso.

Il PD, guidato da Elly Schlein, aveva scelto una linea soft: astenersi, non entrare a gamba tesa e tenere la porta aperta al confronto. Ma Lia Quartapelle, insieme a Guerini e Madia, ha detto no. Letteralmente. Si sono sfilati dall’astensione e hanno votato contro le mozioni, aprendo una crepa interna che oggi fa tremare il partito.

Perché Lia Quartapelle ha detto no?

La domanda che si fanno in tanti è semplice: perché proprio ora? Quartapelle non è una qualunque: da sempre attenta ai temi della politica estera, ha motivato il suo voto con argomentazioni precise. “Non si può scherzare con la sicurezza,” ha spiegato, sottolineando come la minaccia internazionale – dal fronte russo-ucraino fino alle tensioni in Polonia – imponga realismo e gradualità.

Per Quartapelle, la difesa non è uno slogan, ma un equilibrio tra la necessità di proteggere l’Europa e il rischio di lasciarsi trascinare in un aumento cieco e improvviso delle spese militari. “Serve una strategia europea, non rincorrere cifre senza criterio,” ha dichiarato. Il riferimento è chiaro: sì alla difesa comune europea, no alle fughe in avanti o alle promesse che rischiano di restare sulla carta.

Il significato di questo voto: identità e divisioni nel PD

Ma il punto vero, forse, è un altro: il “no” di Lia Quartapelle segna una nuova faglia dentro il Partito Democratico. Da una parte chi teme che il partito finisca per annacquare la sua identità inseguendo compromessi su tutto, dall’altra chi – come Quartapelle – sente la responsabilità di dire la propria anche a costo di rompere la disciplina di gruppo.

Non è la prima volta che, su temi come difesa, alleanze NATO e ruolo dell’Italia in Europa, emergono sensibilità diverse nel PD. Ma stavolta il clima è teso: con le elezioni europee alle porte, ogni voto può diventare una miccia. E se il PD sembra sempre più diviso tra “pacifisti a oltranza” e “realisti della sicurezza”, il rischio è che le scelte di oggi si ripercuotano sugli equilibri futuri.

Europa, sicurezza e un dibattito che va oltre Roma

La partita, in fondo, non riguarda solo i confini italiani. La questione della difesa è centrale in tutta Europa, tra chi chiede investimenti per una vera autonomia strategica e chi teme di finire risucchiato in una corsa agli armamenti senza limiti.

Il “no” di Quartapelle risuona anche fuori dal PD: è un messaggio a Bruxelles e agli alleati, ma anche agli elettori più sensibili al tema della pace e della sicurezza. Che fare, allora? Dobbiamo davvero aumentare la spesa per le armi o serve un modello diverso, più attento alla diplomazia e alla cooperazione europea?

Domande frequenti

Perché Lia Quartapelle ha votato no alle mozioni sulla difesa?
Perché non condivideva la richiesta di fissare limiti troppo rigidi e poco realistici alla spesa militare, preferendo una strategia europea e graduale.

Cosa pensa il PD della questione?
Il partito aveva scelto l’astensione per mantenere una posizione di mediazione, ma il voto di Quartapelle ha aperto un dibattito interno.

Come reagisce l’Europa?
La questione della spesa militare divide anche in sede europea: il caso italiano è visto come sintomo di un dibattito più ampio sulla sicurezza comune.