ARPEPE: il giusto tempo del Nebbiolo in Valtellina

Daniela Devecchi

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C’è un luogo in Valtellina dove il tempo non è un nemico da rincorrere, ma un alleato prezioso. È qui che nasce ARPEPE, una cantina che da oltre 150 anni custodisce con pazienza e tenacia il segreto del Nebbiolo delle Alpi, trasformandolo in vini che parlano di roccia, sole e mani callose.

Ma qual è la sua origine? Fondata nel 1860, l’azienda porta ancora oggi la firma di una famiglia che non ha mai smesso di credere nella propria terra. Dopo una parentesi negli anni ’70, fu Arturo Pelizzatti Perego a ridarle vita nel 1984, restituendo al Nebbiolo valtellinese la dignità che meritava. Da allora, la quinta generazione porta avanti quella stessa visione: rispetto dei ritmi naturali, lavoro manuale e un amore viscerale per le terrazze che disegnano i pendii sopra Sondrio.

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Una viticoltura che si fa a mano

I numeri raccontano meglio di tante parole: per coltivare un ettaro di vigna qui servono fino a 1.500 ore di lavoro manuale. Ogni vite è seguita passo dopo passo, perché la morfologia non permette l’uso dei trattori. Così, fra muretti a secco e pendenze vertiginose, la vite cresce in equilibrio con la natura, talvolta perfino accettando di convivere con malattie come l’oidio o la peronospora. Non ogni vendemmia arriva in bottiglia: ci sono annate che, per coerenza e rispetto, vengono scelte di non commercializzare.

Se la vigna richiede pazienza, la cantina non è da meno. “Il giusto tempo di attesa” è il mantra che guida ogni scelta. Nessuna scorciatoia, nessuna formula preconfezionata: il Nebbiolo ha bisogno di anni per esprimersi e ARPEPE glieli concede senza esitazione.

Tra tini, botti grandi e vasche di cemento, ogni vino diventa un concerto scritto a più mani, dove tradizione e tecnologia convivono. L’uso dell’energia geotermica mantiene costante la temperatura, l’azoto autoprodotto riduce il ricorso ai solfiti, e ogni dettaglio tecnico è pensato non per alterare ma per proteggere la purezza del frutto.

Anche l’architettura della cantina è un inno alla Valtellina. I tetti verdi sono giardini pensili, la pavimentazione esterna è fotocatalitica e abbatte gli inquinanti dell’aria. L’idea è chiara: fare vino qui significa restituire qualcosa alla terra che dà tanto.

La Valtellina Superiore in tre voci

I vigneti di ARPEPE si estendono per 15 ettari, tutti inerbiti, nelle tre zone simbolo del Valtellina Superiore DOCG: Sassella, Grumello e Inferno. Tre nomi che evocano storie diverse, ma che hanno un unico denominatore: il Nebbiolo delle Alpi. È un vitigno difficile, ruvido, ma capace di regalare vini di eleganza sorprendente, con una longevità che incanta chi sa aspettare.

Ogni bottiglia ARPEPE è un capitolo della stessa storia, iniziata oltre un secolo e mezzo fa e mai interrotta. Una storia che parla di ostinazione, di orgoglio e di rispetto. Forse è questo che rende questi vini diversi: non cercano di adattarsi alle mode, ma si prendono il tempo per raccontare davvero il territorio da cui provengono.

E se ti dicessimo che, stappando un ARPEPE, non bevi soltanto un Nebbiolo, ma la pazienza di cinque generazioni? Scopri di più sul sito ufficiale!