Martina Strazzer, classe 2000 (nata il 19 gennaio), modenese con origini che affondano tra la Bulgaria, la Grecia e le vallate trentine cresce sognando un equilibrio diverso. Liceo scientifico, una breve tappa in Biotecnologie, poi l’ammissione sincera: “Non era la mia strada”. Così, con appena 300 euro risparmiati, inizia a disegnare gioielli nella cameretta di casa. Quella somma, messa assieme con tanta determinazione, era tutto il suo capitale. E basta.
Da lì, 2020 segna il debutto ufficiale del suo e-commerce: “Amabile”, omaggio a sua bisnonna. Quel nome porta con sé il profumo della storia e il desiderio di lasciarne un’altra.
E poi arriva TikTok, con video umoristici, autentici, dove include i suoi gioielli tra una risata e l’altra. I follower aumentano, le vendite anche: 65 mila nel 2020, poi 350 mila, 4 milioni e la soglia dei 10 milioni a un passo, reali. È una fotografia netta di una parabola in verticale.
Adesso ha uno staff di circa 40 persone (perlopiù giovani donne), evento pop-up nelle città d’arte, temporary shop e – da aprile 2025 – il primo negozio fisico nel cuore di Bologna. Un traguardo fortemente voluto e vissuto come un debutto su un vero palco.
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Vita privata
Martina non è solo un brand vivente: è corpo, emozione, erranza. Figlia di madre bulgara e padre trentino, ha affrontato lo scetticismo familiare, dimostrando che il suo successo è solo suo. Ritrosia, ma non silenzio: ha condiviso l’esperienza dolorosa di relazioni tossiche dell’adolescenza, per dire che può essere davvero terapeutico parlarne.
Racconta anche di una neuropatia a lungo fraintesa come cistite e di periodi di sonnambulismo — pezzi di vulnerabilità che hanno costruito un patto vero con la sua community.
Oggi è fidanzata con Simone, studente di un altro mondo, lontano dalla notorietà. È un rapporto segnato da gentilezza quotidiana, complicità silenziosa — e che lei protegge, come un tesoro sacro.
Tra coerenza (social) e polemica (reale): retroscena e contraddizioni
Fin qui sembrava una storia fatta di coraggio e sincerità. Il punto di svolta? Quel video virale a fine 2024 in cui annunciava di aver assunto come contabile Sara, incinta di quattro mesi. Un gesto che suonava come dichiarazione d’intenti: inclusività, rottura degli schemi nel mondo del lavoro.
E Sara aveva creduto in quel futuro. Aveva lasciato un posto fisso, ci aveva creduto. Lavorava anche da casa durante la maternità, convinta che il contratto potesse proseguire. Poi a maggio 2025 la doccia fredda: contratto in scadenza, nessun rinnovo, senza spiegazioni dettagliate. Officialmente, “questioni aziendali”, “snellimento”; molto fragile. Ma per chi aveva visto e condiviso il video, la distonia era evidente e dolorosa.
Il consenso diventava nostalgico: quella coerenza fra ciò che racconti e ciò che fai… era traballante. Non tanto uno scivolone gestionale, ma un cortocircuito tra visione ideale e decisione concreta. E oggi, buona parte del dibattito su Martina non riguarda più i gioielli, ma questa rottura narrativo-emotiva.
È proprio qui, in questa crepa, che si misura la forza di chi, come Martina, vive di racconto sociale: ogni scelta, ogni gesto è sotto i riflettori. Il punto resta sospeso: quel click doloroso segna una nuova fase per Amabile? O sarà solo un’onda che il brand – e chi lo racconta – riuscirà a superare?
FAQ
Data di nascita e studi?
È nata il 19 gennaio 2000 a Modena. Dopo il liceo scientifico e un primo semestre in Biotecnologie, ha capito che la strada era un’altra. Ha scelto l’impresa.
Come è nato Amabile Jewels?
Un progetto partito nel 2019-2020, con 300 euro, disegni in cameretta e tanta creatività. Si è costruito passo dopo passo, cominciando su Instagram, esplodendo su TikTok, fino a raggiungere milioni di fatturato.
E la vita personale?
Racconta con cautela, ma non ritrosia. Relazioni complesse, salute fragile, sogni veri. Fidanzata con Simone, predilige relazioni fuori dai riflettori.
Qual è stata la polemica vera?
La discrepanza tra il video sull’assunzione simbolica di una donna incinta e la sua uscita dall’azienda dopo la maternità. Un contrasto che ha messo in crisi il racconto di sé e ha smosso dubbi sulla coerenza.

Sono giornalista pubblicista laureata in letteratura e content manager con una grande passione per la scrittura






