Robin Williams: undici anni dopo la sua morte ricordiamo l’attore, la sua vita e l’impatto sociale che ha contribuito a dare

Giorgia Tedesco

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In questo giorno di agosto di esattamente undici anni fa, l’attore, Williams, fu trovato incosciente, venendo a distanza di pochi minuti dichiarato morto. Fu immediatamente plausibile l’ipotesi che avesse deciso di togliersi la vita. La sua morte fu la morte di quell’anno e non solo, fu la morte di un pezzo fondamentale del cinema mondiale.

Robin Williams: un genio davvero ribelle

Robin Williams nasce all’inizio degli anni cinquanta nell’Illinois, diventando uno degli artisti più eclettici di tutti i tempi. La serie tv Mork & Mindy è il suo trampolino di lancio, raggiungendo l’apice della carriera con l’entrata nell’industria cinematografia. Sforna successi senza tempo, come Good Morning, Vietnam e Will Hunting – Genio Ribelle, quest’ultima è l’opera con cui vinse un Oscar.

Williams nasce da una famiglia benestante e multietnica, il padre è un dirigente della Ford, mentre la madre è una modella; si diploma in California, si iscrive all’Università ma la abbandona presto decidendo di seguire la passione per la recitazione, studiando nella grande mela ed eccellendo come mimo. Rientra a San Francisco dopo poco e inizia la sua carriera di attore teatrale.

La vita di Williams fu una vita piena: di matrimoni, di film, di gente e di eccessi; fece uso di droghe ed era presente alla morte del suo amico John, mancato per overdose, evento che lo segnò indelebilmente. Robin lotterà tutta la vita con le dipendenze e con i problemi della sua salute mentale.

Gli esordi: la carriera da Mork a l’Attimo Fuggente

Quarantotto anni or sono riceve da Marshall una parte in Happy Days, e grazie al suo incredibile talento gli propongono una serie televisiva con il ruolo da protagonista. Negli anni ottanta interpreta diverse stand-up comedy, venendo votato terzo fra i cento attori di stand-up di tutti i tempi. Fu anche protagonista del film di Braccio di Ferro, e anche se il film non ebbe molto successo, Robin ricevette tantissime offerte di lavoro in seguito.

Robin parlava perfettamente francese, spagnolo e russo, qualità che gli consentì di diventare un attore poliglotta e ottenere ruoli anche per film stranieri. Il celebre ruolo di Adrian Cronauer gli fa ottenere la sua prima candidatura agli Oscar e vincere un Golden Globe.

Con L’Attimo Fuggente, invece, non solo ottiene un’altra candidatura agli Oscar, ma cambia il modo di pensare di un’intera e successiva generazione di insegnanti: Robin dallo schermo, entra in casa. Sono stati girati molti documentari su Robin Williams, fra cui uno, vent’anni fa, quando l’attore era ancora in vita, in cui veniva mostrata la sua carriera fin dall’arrivo a Hollywood.

La malattia che portò Williams alla morte

Nel novembre dell’anno della morte di Williams vengono resi noti i referti dell’autopsia, in cui vengono esclusi gli abusi di sostanze stupefacenti; si scopre però che l’attore soffriva di una demenza particolare, i cui sintomi includevano le allucinazioni.

Ovviamente le testimonianze sono innumerevoli e la stessa moglie raccontò che la malattia somigliasse molto al Parkinson e che Robin accusasse anche i tipici tremori, oltre che problemi di insonnia, attacchi di panico e perdita di memoria. Ma aggiunse anche che, il giorno fatidico, il marito sembrava tranquillo e non c’era nulla in lui che potesse far sospettare di quanto poi effettivamente accadde.

La moglie ha anche sottolineato però che la malattia avrebbe comportato anni duri, cosa di cui Robin era consapevole; quindi è possibile che, stremato da quanto appresso e dalle difficoltà che stava riscontrando, l’attore avesse deciso deliberatamente di impiccarsi quell’undici agosto.

Dopo la morte: gli omaggi e l’attenzione al tema della salute mentale

In seguito alla morte del comico, molti fan lasciarono dei pensieri sulla Hollywood Walk of Fame, l’Academy gli conferì il titolo postumo di Good Will Hunting e molti suoi colleghi spesero parole meravigliose per ricordarlo.

Robin è stato un attore che ha lasciato un’impronta profonda nella cultura cinematografica e la sua morte non è stata vana, perché essa ha aperto una porta importante sul tema della sofferenza mentale, delle malattie neurodegenerative e di ciò che comportano. L’errore della sua diagnosi, la demenza scambiata con la depressione, ha fatto luce su come gravi condizioni mediche possano turbare fortemente le psiche, portando a conseguenze nefaste.

Williams ha saputo sempre far sorridere il grande pubblico, con la sua intelligenza e il suo umorismo, interpretando anche i ruoli più drammatici con una leggerezza infinita. E già, forse, dai suoi ruoli, era possibile capire quanta sofferenza e tenacità possano mascherarsi dietro un sorriso.