Chi è Davide Romano? Età, carriera, museo della Brigata Ebraica e le sue parole sull’aggressione agli israeliani a Milano

Daniela Devecchi

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Forse hai sentito parlare di lui in queste ore. È comparso in TV, sui giornali, ha rilasciato dichiarazioni forti. Ma chi è davvero Davide Romano, l’uomo che ha preso parola con lucidità e fermezza dopo l’aggressione a una famiglia ebrea in un autogrill vicino Milano?

La sua voce non arriva per caso. Romano è da anni un punto di riferimento per la memoria storica dell’ebraismo italiano e per il dialogo tra culture. Ed è anche uno che, quando c’è da prendere posizione, non si tira mai indietro.

Età, origini e formazione

Davide Romano è nato a Milano nel 1974, ha origini ebraiche e una formazione accademica solida, divisa tra studi umanistici e specializzazioni storiche.

Il suo interesse per la comunità ebraica? Già da giovane si è interessato all’identità ebraica in Italia, con un’attenzione particolare alla memoria della Resistenza e al ruolo degli ebrei nella lotta al nazifascismo.

Il museo della Brigata Ebraica: un progetto unico

Oggi Romano è il direttore del Museo della Brigata Ebraica di Milano, uno spazio culturale che ha contribuito a fondare e che dirige con passione e rigore.

Ma cos’è esattamente la Brigata Ebraica? In effetti sarebbe una divisione dell’esercito britannico formata da volontari ebrei che, durante la Seconda Guerra Mondiale, combatterono contro i nazifascisti anche in Italia. Un pezzo di storia spesso dimenticato, che Romano ha voluto riportare alla luce.

Il museo non è solo un luogo di esposizione. È uno spazio vivo, dove si organizzano incontri, proiezioni, dibattiti e percorsi per le scuole. L’obiettivo? Non solo ricordare il passato, ma comprendere le radici dell’antisemitismo e come si ripresenta oggi sotto nuove forme.

L’intervento dopo l’aggressione all’Autogrill: parole che fanno discutere

Il 27 luglio 2025, un padre ebreo francese e suo figlio di 6 anni sono stati aggrediti nell’area di servizio Villoresi Ovest, sulla Milano-Laghi. La colpa? Indossavano la kippah.

L’aggressione – ripresa in un video virale – ha mostrato un gruppo di persone insultare la famiglia con frasi come “Assassini”, “Free Palestine”, “Tornatevene a casa vostra”. Un episodio durissimo, che ha scosso l’opinione pubblica.

Romano non ha usato mezzi termini. Ha parlato di aggressione antisemita, ha condannato con forza l’episodio e chiesto che la magistratura agisca con urgenza.

Ma soprattutto ha lanciato un monito chiaro: “C’è un clima sempre più pericoloso in Italia. Lo vediamo da mesi. Frasi che un tempo restavano negli angoli oscuri dei social ora si trasformano in calci e sputi nel mondo reale”.

E poi un passaggio che ha fatto discutere: ha invitato anche la sinistra italiana a riflettere, perché – secondo lui – alcuni slogan “rischiano di essere micce, più che bandiere di pace”.

Una voce libera, tra identità e impegno civile

Chi conosce Romano sa che non è mai stato un uomo da frasi comode. In passato ha anche criticato l’uso strumentale della Shoah o l’apatia culturale delle nuove generazioni. Ma il suo obiettivo è sempre stato lo stesso: tenere viva la memoria, e combattere l’odio ovunque si presenti.

Da anni lavora anche come saggista e divulgatore, con interventi su riviste storiche e partecipazioni televisive, sempre con lo stesso stile: schietto, documentato, appassionato.

Instagram e social? Presenza sobria ma attiva

Non è un influencer, ma su Instagram e Facebook è presente con il profilo del Museo della Brigata Ebraica, dove spesso pubblica aggiornamenti su mostre, eventi e riflessioni personali. E anche in questi giorni ha scelto quei canali per dire la sua sull’aggressione all’Autogrill.