Lo avevano allontanato, quasi cancellato dallo staff. E ora eccolo lì, di nuovo accanto a Jannik Sinner, nel cuore della preparazione estiva in vista degli US Open. Ma chi è davvero Umberto Ferrara, l’uomo che ha fatto discutere più dei coach, più dei risultati, più perfino degli avversari?
Un preparatore atletico… e molto di più
Classe 1969, bolognese, Umberto Ferrara non è solo uno che fa correre gli atleti o controlla i battiti. È uno di quei professionisti che lavorano nell’ombra, con metodo, ossessione, cura. Ha fatto parte dello staff di Marco Cecchinato, Matteo Berrettini, Stefano Travaglia, e anche della russa Ljudmila Samsonova.
Quando è entrato nel team di Sinner nel maggio 2022, ha subito portato un’impronta forte: programmazione rigorosa, attenzione al dettaglio, allenamenti pensati per ogni superficie. Non solo pesi e corsa. Ferrara si muoveva con lo sguardo di chi sapeva dove portare il ragazzo alto, timido, freddo. Verso l’alto.
Il caso Clostebol
Tutto fila liscio fino all’estate 2024, quando scoppia uno dei casi più imbarazzanti della carriera di Jannik. Dopo un controllo, il tennista risulta positivo a tracce di Clostebol, uno steroide vietato. Panico. I media si accendono, le illazioni corrono, e Sinner viene sospeso per tre mesi.
Ferrara finisce nell’occhio del ciclone. Sarebbe stato lui – secondo la ricostruzione – a consigliare una crema cicatrizzante contenente Clostebol, senza sapere che avrebbe contaminato i tessuti usati poi durante il massaggio.
Un errore umano? Una leggerezza tecnica? Di certo, un colpo durissimo. Ferrara viene licenziato, insieme al fisioterapista.
Il ritorno che nessuno si aspettava
Poi, il silenzio. Fino a oggi. 23 luglio 2025: con un comunicato secco, il team Sinner annuncia il ritorno di Umberto Ferrara nello staff tecnico, come preparatore in vista dei prossimi tornei americani.
Una scelta che sorprende, divide, ma anche affascina. Perché Jannik – campione razionale per definizione – non perdona a cuor leggero. Se ha scelto di riaccogliere Ferrara, è perché lì, dietro i muscoli e i programmi di allenamento, c’è qualcosa di più.
C’è fiducia. C’è riconoscenza. Forse anche affetto.
Un legame che va oltre la caduta
In fondo, Sinner sa bene che la scalata al vertice non è fatta solo di punti ATP. È fatta di persone. E Ferrara, nella fase cruciale della sua crescita, c’era. Era con lui in campo, in palestra, nei momenti buoni e in quelli meno visibili. È crollato per un errore? Sì. Ma oggi è tornato.
E questa, nel tennis iper-professionale dove tutto si taglia e si rimpiazza in un attimo, non è una cosa da poco.

Sono giornalista pubblicista laureata in letteratura e content manager con una grande passione per la scrittura






