Chi è Marco Cabassi proprietario del Leoncavallo che ha messo fine a un’occupazione durata 30 anni

Serena Comito

Chi è Marco Cabassi proprietario del Leoncavallo che ha messo fine a un’occupazione durata 30 anni

Certe persone non alzano mai la voce. Non fanno interviste, non cercano le telecamere. Eppure, con un documento firmato al momento giusto, cambiano il destino di un pezzo di città.

Marco Cabassi è uno di questi.

È il proprietario dello stabile di via Watteau a Milano, quello che dal 1994 ha ospitato il centro sociale Leoncavallo, uno dei più longevi e simbolici d’Italia. Lo stabile è sempre rimasto privato, e oggi—dopo anni di attese, avvisi e carte bollate—è stato ufficialmente sgomberato.

Ma chi è quest’uomo che ha fatto chiudere un’epoca?

L’erede di una dinastia silenziosa

Marco Cabassi fa parte di una delle famiglie più conosciute, ma anche più riservate, del panorama immobiliare milanese. I Cabassi, con alle spalle una lunga storia di proprietà industriali e spazi strategici, hanno costruito e gestito immobili tra i più discussi e centrali della città.

Nessun profilo social. Nessuna intervista concessa negli anni più caldi dell’occupazione. Eppure, il suo nome spuntava ogni volta che si parlava del destino del Leoncavallo.

Marco e suo fratello Matteo Cabassi sono i rappresentanti visibili di una proprietà che negli anni ha dialogato con avvocati, con prefetture e con amministrazioni comunali. Senza mai urlare. Ma neppure cedere.

Via Watteau: occupato dal 1994, sgomberato nel 2025

L’edificio di via Watteau, ex cartiera trasformata in centro sociale, era entrato nell’immaginario collettivo milanese. Con i suoi murales, i suoi concerti, le sue battaglie. Ma non era pubblico. Non lo è mai stato.

Proprietà privata. E, sulla carta, abusivamente occupato.

Per anni, la famiglia Cabassi ha tentato ogni via per liberare lo stabile. Marco è stato tra i promotori delle istanze legali che chiedevano lo sgombero, supportato da “L’Orologio srl”, la società che gestiva l’immobile dentro il gruppo Brioschi.

Già nel 2017 aveva dato un ultimatum: o si sgombera, o si va avanti per vie legali. Il Comune ha temporeggiato, ma la procedura è andata avanti.

Il giorno dello sgombero: nessuna dichiarazione

Il 21 agosto 2025, all’alba, il Leoncavallo è stato sgomberato. Dopo oltre 30 anni di occupazione. Un pezzo di storia milanese ha chiuso i cancelli.

I giornalisti erano ovunque. Ma Marco Cabassi ha scelto il silenzio. Ha lasciato parlare le forze dell’ordine, i comunicati ufficiali. Lui, come sempre, è rimasto dietro le quinte. Nessun commento. Nessuna esposizione.

Eppure, il suo nome era scritto su ogni documento.

Dal Leoncavallo all’Expo: gli altri affari della famiglia Cabassi

Non è l’unico immobile legato alla famiglia.

I Cabassi sono stati anche protagonisti di operazioni legate all’Expo 2015, con investimenti e spostamenti strategici in aree di alto interesse urbano. Ma, anche lì, mai sotto i riflettori.

È lo stile di famiglia: agire, costruire, gestire. Senza dichiarazioni. E senza retorica.

Cosa succederà adesso?

Molti si chiedono che fine farà l’ex sede del Leoncavallo. Un nuovo progetto edilizio? Uno studentato? Un hotel?

Al momento non ci sono notizie ufficiali. Ma una cosa è certa: il dossier è nelle mani della proprietà, e il nome in fondo a quel dossier è sempre lo stesso.

FAQ – Domande frequenti su Marco Cabassi

Chi è Marco Cabassi?
È uno dei proprietari dello stabile che ospitava il centro sociale Leoncavallo a Milano. Appartiene a una famiglia storica dell’immobiliare milanese.

Che rapporto ha con il Leoncavallo?
La sua famiglia è proprietaria dell’immobile di via Watteau occupato dal 1994. Ha richiesto e ottenuto lo sgombero dopo una lunga battaglia legale.

Che ruolo ha avuto nello sgombero del 2025?
È stato parte attiva nella richiesta di liberare l’edificio. Durante lo sgombero non ha rilasciato dichiarazioni pubbliche.

I Cabassi sono coinvolti in altri progetti immobiliari?
Sì, la famiglia è stata coinvolta anche in operazioni immobiliari legate all’Expo e possiede altri spazi industriali riconvertiti.