Non tutti i personaggi di un libro ti restano dentro come se li avessi davvero conosciuti. Marco Carrera è uno di questi. È il protagonista de Il colibrì di Sandro Veronesi, e anche se è solo inchiostro su carta, ti sembra quasi di potergli stringere la mano. Forse perché la sua vita, pur inventata, assomiglia maledettamente a quella di tante persone che hanno visto crollare il mondo attorno e sono rimaste lì, in piedi.
Un nome nato dalla penna di Veronesi
Carrera non ha una carta d’identità vera, ma nel libro ha un mestiere, un’età, un passato. Fa l’oculista. Vive circondato da persone che parlano tanto, analizzano, psicoanalizzano… e lui invece osserva, ascolta, incassa. Non ama gli psicoanalisti — nemmeno la madre e la sorella che lo sono di professione. Gli basta guardare il mondo da lontano, come se avesse bisogno di proteggersi.
Leggi anche: Chi è Marco Mariolini, il cacciatore di anoressiche: delitto, libro e carcere
Perché lo chiamano “colibrì”
Il colibrì è quell’uccello minuscolo che può rimanere immobile in volo. Carrera fa lo stesso, ma con la vita. Non scappa, non corre, resta fermo. Non è immobilismo: è una resistenza silenziosa. Il suo modo di combattere è restare saldo, mentre tutto intorno si muove a una velocità insostenibile.
Il dolore che non lo spezza
Le batoste che subisce sono tante, e pesanti. La sorella Irene si toglie la vita. I genitori muoiono entrambi di tumore. La figlia Adele, la luce dei suoi occhi, la perde in un incidente. E lui stesso, in un futuro immaginato da Veronesi, si ammala di tumore. Eppure… non crolla. Si piega, sì, ma non si spezza mai del tutto. Rimane sospeso, come il colibrì che batte le ali senza spostarsi.
Amori che restano, amori che sbagliano
Il vero amore della sua vita è Luisa. Non l’ha mai davvero avuta, ma è rimasta sempre lì, nel cuore, come un faro lontano. Con Marina, la moglie, è diverso: un amore pieno di contraddizioni, “giusto e sbagliato” allo stesso tempo. In mezzo, la vita scorre, e lui prova a starci dentro senza perdere se stesso.
Dal libro al cinema
Nel 2022, il regista Francesca Archibugi porta Il colibrì sul grande schermo. A dare volto e voce a Marco Carrera c’è Pierfrancesco Favino, che lo interpreta con la calma e la profondità di chi sa reggere ogni sguardo. Il film non tradisce il romanzo: restituisce la stessa sensazione di malinconia e forza che ti resta addosso dopo l’ultima pagina.
Domande frequenti su Marco Carrera
È esistito davvero?
No. È un personaggio inventato, ma raccontato con una tale precisione da sembrare reale.
Perché il soprannome?
Perché, come il colibrì, riesce a stare fermo anche quando tutto intorno è un turbine.
Chi lo interpreta al cinema?
Pierfrancesco Favino, nella versione del 2022.
Di cosa parla la sua storia?
Di resistenza. Di come si sopravvive a un dolore dietro l’altro senza perdere del tutto la propria identità.
“Head Staff”, giornalista pubblicista laureata in letteratura, amo scrivere e apprendere costantemente cose nuove. Trovo che il mestiere del giornalista sia uno dei più affascinanti che esistano. Ti consente di apprendere, di conoscere il mondo, farti conoscere e di entrare in simbiosi con il lettore






