Chef Paolo Cappuccio non è un nome nuovo nel panorama dell’alta cucina italiana. Lo conoscono bene i colleghi, gli allievi delle accademie di formazione gastronomica, ma anche chi – di recente – ha letto uno dei suoi post diventati virali. Perché la sua è una carriera fatta di premi e riconoscimenti, ma anche di carattere deciso e scelte che fanno discutere.
Tra una stella Michelin, corsi di alta cucina e un’idea ben precisa di ristorazione, ecco chi è davvero Paolo Cappuccio.
Una vita in cucina, sin da ragazzino
Nato a Napoli, oggi vive tra il Nord Italia e i grandi eventi del settore. La sua carriera comincia prestissimo, a 14 anni, con esperienze in giro per il mondo: Francia, Svizzera, Stati Uniti. A lavorare, osservare, imparare. Un vero percorso da autodidatta internazionale che lo ha portato a cucine prestigiose come quelle del Palace Hotel di Milano e del Grand Hotel des Bains di Venezia.
Ma è a Madonna di Campiglio, nel 2009, che arriva la consacrazione: la stella Michelin, ottenuta per una cucina che unisce territorio, eleganza e creatività. È il primo a ottenerla in quella località. Un traguardo che lo consacra tra gli chef italiani da tenere d’occhio.
Food designer, consulente e formatore
Cappuccio però non si ferma al ristorante. Fin dagli anni Duemila lavora anche come food designer, curando eventi per marchi di lusso e realtà internazionali. È docente alla Cast Alimenti di Brescia, una delle scuole più riconosciute d’Italia, e tiene corsi su tecniche avanzate, finger food, cucina wellness e “alta quota”.
Oggi è anche consulente per ristoranti e strutture alberghiere: crea menu, forma brigate di cucina, gestisce eventi, e porta avanti una visione molto personale della ristorazione, fatta di rigore, sapore e attenzione estetica.
Ha scritto due libri: Cucina mediterranea in alta quota e Finger Food d’autore, diventati reference per molti colleghi e studenti.
Filosofia in cucina
La sua definizione? “Tecnica, gusto, rigore e un pizzico di follia mediterranea”. Niente effetti speciali o piatti “instagrammabili” a tutti i costi, ma cucina vera, con radici nella tradizione e un occhio alla leggerezza. Nei suoi percorsi si parla anche di cucina anti-aging, menu benessere, e sostenibilità. Ma sempre con stile.
Il caso social che ha fatto discutere
Nel luglio 2025 il nome di Paolo Cappuccio è tornato sulle pagine dei giornali. Il motivo? Un post Facebook pubblicato sulla sua bacheca personale in cui, cercando personale per un evento, ha scritto:
“Cerco cuochi professionisti, esclusi: comunisti, gay, fannulloni, ritardatari e chi rompe le p…”.
Il post è stato cancellato poche ore dopo, ma la polemica era già esplosa. In molti lo hanno accusato di omofobia e discriminazione. Lui ha cercato di spiegare:
“Mi sono espresso male. Non intendo discriminare, ho amici omosessuali. Volevo solo dire che cerco persone serie, professionali, senza ideologie o comportamenti fuori luogo in cucina.”
Il danno però era fatto. Alcuni hanno chiesto chiarimenti ufficiali agli organizzatori di eventi dove Cappuccio è ospite fisso. Altri hanno difeso la sua franchezza, giudicando il post “provocatorio ma non offensivo”. In ogni caso, l’episodio ha riacceso il dibattito sul linguaggio nel mondo del lavoro.
Oggi: tra eventi, formazione e ripartenze
Nonostante il clamore, Cappuccio continua a essere attivo su più fronti. Tiene corsi, partecipa a fiere e saloni di settore, e prepara nuovi progetti editoriali. Il suo obiettivo dichiarato è “formare una nuova generazione di cuochi che non confondano i reality show con la realtà della cucina”.
Un messaggio chiaro, che sintetizza la sua idea di mestiere: rigore, passione, fatica, rispetto. Con o senza riflettori.
Nota della redazione:
A seguito della pubblicazione di questo articolo, l’ufficio stampa della scuola CAST Alimenti ha chiesto di precisare che Paolo Cappuccio ha concluso la sua collaborazione con l’istituto e che la scuola si dissocia totalmente dalle recenti dichiarazioni dello chef, le quali non riflettono i valori di inclusione e rispetto promossi da CAST.
Domande frequenti su Paolo Cappuccio
Quando ha ottenuto la stella Michelin?
Nel 2009, a Madonna di Campiglio.
Dove lavora oggi?
È consulente, formatore e chef freelance per eventi di alto livello. Collabora con scuole, aziende e accademie.
Che tipo di cucina propone?
Mediterranea contemporanea, leggera, tecnica. Si occupa anche di cucina wellness, gourmet e sostenibile.
Perché è finito al centro di una polemica?
Per un post social in cui escludeva “gay e comunisti” dal personale ricercato. Ha poi cancellato tutto e chiesto scusa.
“Head Staff”, giornalista pubblicista laureata in letteratura, amo scrivere e apprendere costantemente cose nuove. Trovo che il mestiere del giornalista sia uno dei più affascinanti che esistano. Ti consente di apprendere, di conoscere il mondo, farti conoscere e di entrare in simbiosi con il lettore






