Contratto medici ospedalieri 2026: cosa cambia davvero tra aumenti, indennità e tensioni con l’Aran

Serena Comito

Contratto medici ospedalieri 2026: cosa cambia davvero tra aumenti, indennità e tensioni con l’Aran

Da settimane l’aria nei corridoi degli ospedali è carica di aspettative.
Il rinnovo del contratto dei medici ospedalieri, insieme a quello dei dirigenti sanitari, è uno dei dossier più pesanti sul tavolo dell’Aran. E se sulla carta il 2026 dovrebbe essere l’anno dell’aumento degli stipendi, nei fatti la trattativa è incastrata tra numeri che non bastano e promesse difficili da mantenere.

Il risultato è semplice: i medici aspettano, e la politica prova a correre ai ripari prima che il clima peggiori.

Perché se ne parla ora: il nodo del contratto 2022-2024 e la manovra 2026

Il contratto dei medici e dei dirigenti sanitari non è ancora chiuso per il triennio 2022-2024.
L’Aran ha presentato una proposta, ma i sindacati hanno usato parole durissime: “Non ci sono le condizioni per chiudere”.

Il motivo è chiaro: l’aumento previsto dall’atto di indirizzo – +5,78% sul monte salari 2021 – non copre la perdita di potere d’acquisto accumulata con l’inflazione degli ultimi anni. Fonti della Fp Cgil parlano di un adeguamento “insufficiente e parziale”.

Intanto la Legge di Bilancio 2026 promette risorse fresche:

– nuovi fondi per assunzioni,
– potenziamento degli organici,
– e uno stanziamento complessivo di circa 2,4 miliardi per aumentare gli stipendi del personale sanitario.

Sulla carta è un cambio di passo.
Ma la realtà è più complicata.

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Aumenti 2026: cosa c’è di sicuro e cosa no

Al momento i numeri più affidabili provengono da fonti tecniche e sindacali.

Gli aumenti stimati

– incremento medio di circa 3.000 euro lordi annui per alcune categorie di medici ospedalieri;
– applicazione a regime dal 1° gennaio 2026 dell’indennità di specificità per medici e veterinari;
– nuove risorse destinate a retribuzioni legate a incarichi e responsabilità.

Questi importi, spiegano i sindacati, sono significativi ma non strutturalmente sufficienti se non verranno consolidati sulla parte tabellare anziché su quella accessoria.

La differenza è sostanziale: una voce accessoria può essere modificata o ridotta in futuro, mentre un aumento tabellare resta stabile.

Una frase secca.
E il problema resta lì.

Indennità di specificità: la vera novità del 2026

Uno dei capitoli più discussi riguarda l’indennità di specificità, prevista per:

– medici,
– veterinari,
– dirigenti sanitari con specifiche funzioni.

La misura, già annunciata anni fa, dovrebbe finalmente entrare a regime nel 2026.
Il problema? Le modalità di calcolo e distribuzione non sono ancora chiarite, e alcune categorie non mediche parlano già di disparità.

Fp Cgil e Anaao contestano un rischio: se il Governo non fissa un criterio stabile, l’indennità rischia di alimentare tensioni interne anziché valorizzare le competenze.

Cosa chiedono i sindacati: aumenti reali, non bonus

I sindacati maggioritari – Fp Cgil, Cisl Medici, Anaao Assomed – insistono su tre priorità:

  1. Aumenti strutturali per recuperare l’inflazione;
  2. Stabilizzazione dell’indennità di specificità sulla parte tabellare;
  3. Nuove assunzioni, perché senza organici adeguati gli aumenti non cambiano la qualità del lavoro.

Il punto centrale è la tenuta del sistema sanitario: molti ospedali sono in cronica carenza di personale, e gli straordinari diventano la normalità.
È qui che il contratto 2026 si gioca la vera partita.

Il confronto con l’Aran: margini stretti e tempi non brevi

Dalle ultime riunioni emerge che:

– la trattativa procede a rilento;
– le risorse disponibili, pur aumentate, non bastano a colmare il gap;
– alcune voci economiche sono considerate “una tantum” e non strutturali;
– ci sono tensioni sulla parte normativa (orari, turni, straordinari).

Il risultato è un tavolo ostico, dove nessuno vuole firmare un contratto percepito come al ribasso.

Una domanda sorge spontanea: riusciranno a chiudere entro dicembre?
Ad oggi, la risposta più onesta è “probabilmente no”.

Cosa potrebbe cambiare nel lavoro quotidiano dei medici nel 2026

Se la trattativa si chiude secondo gli indirizzi attuali, ecco cosa potrebbe cambiare davvero:

stipendio più alto, ma con quota ancora poco strutturale;
miglioramento dell’indennità per turni e responsabilità;
– possibilità di nuove assunzioni, soprattutto nei reparti più sotto pressione;
– revisione dei carichi di lavoro tramite nuove norme sugli straordinari.

La vera incognita è la sostenibilità: senza un riequilibrio degli organici, anche un aumento di stipendio rischia di essere assorbito dalla fatica quotidiana.

Domande ancora aperte

– L’aumento del 5,78% verrà rivisto alla luce dell’inflazione?
– L’indennità di specificità sarà stabile o variabile?
– Le risorse della manovra 2026 finiranno davvero sulle buste paga o in parte su fondi accessori?
– La firma del contratto arriverà entro la fine dell’anno?

Sono nodi che decideranno la qualità del lavoro negli ospedali nei prossimi tre anni.

FAQ rapide

Quando entrerà in vigore il nuovo contratto dei medici?
Ufficialmente nel 2026, ma la chiusura del contratto 2022-2024 è ancora in corso.

Ci saranno aumenti consistenti?
Sì, ma la maggior parte dipende da come saranno distribuite le risorse: i sindacati chiedono che siano consolidate in busta paga.

Cosa prevede l’indennità di specificità?
Un compenso aggiuntivo per la professione medica e veterinaria, da rendere strutturale dal 2026.

La manovra 2026 porta nuovi fondi?
Sì: circa 2,4 miliardi per personale e organici, ma non tutti destinati alla parte tabellare.