Qualche giorno fa, il ministro delle finanze russo, Siluanov, ha dichiarato che il 99% delle transazioni commerciali tra Russia e Cina avviene ora in rubli e yuan, fuori dal sistema finanziario occidentale. Questo rappresenta un cambiamento significativo che mette in discussione il ruolo dominante del dollaro statunitense, suggerendo che la sua supremazia potrebbe non essere eterna.
La storia delle transazioni globali e il protagonismo del dollaro
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il commercio globale ruotava attorno a Washington e Wall Street. E’ vero. Ma oggi stiamo assistendo a un graduale spostamento verso nuovi centri. Prima dell’invasione dell’Ucraina, era consuetudine che le transazioni tra Mosca e Pechino passassero attraverso banche occidentali. E fossero quindi regolate in dollari. Tuttavia, le sanzioni imposte alla Russia dopo l’invasione hanno spinto il paese a orientarsi verso l’Asia. Riducendo così in modo significativo la dipendenza dalle valute occidentali.
Le sanzioni, pensate per isolare la Russia, hanno paradossalmente rafforzato i suoi legami economici con l’Asia e sottolineato l’instabilità dei sistemi finanziari basati sul dollaro. La de-dollarizzazione viene percepita da Mosca e Pechino come una forma di protezione economica, mentre il concetto di “sovranità economica” guadagna terreno in diversi paesi che vedono con preoccupazione il potere degli Stati Uniti. Sebbene le sanzioni abbiano accelerato questa transizione, la sfiducia nel dollaro è un fenomeno radicato da decenni, come dimostra il calo costante della sua quota nelle riserve valutarie globali.
Il ricorso a valute locali come il rublo e lo yuan ha favorito la nascita di un nuovo ecosistema finanziario tra Russia e Cina. Attraverso sistemi alternativi come il CIPS cinese, entrambe le nazioni si stanno allontanando dai tradizionali canali di pagamento globali. A livello internazionale, cresce il numero di accordi commerciali che escludono il dollaro. Non si tratta di una semplice opposizione agli Stati Uniti, ma di un tentativo di rendere la finanza globale più equa e meno dipendente da una singola potenza.
La Cina vede in questa strategia un’opportunità per promuovere lo yuan a livello internazionale e consolidarne l’uso nelle transazioni energetiche con la Russia. Nel frattempo, l’emissione di prestiti in valute locali da parte della Nuova Banca per lo Sviluppo sta consentendo ai paesi in via di sviluppo di accedere a risorse finanziarie senza sacrificare la loro autonomia monetaria. Non mancano, tuttavia, tensioni e contraddizioni all’interno di questo esperimento.
Il modello BRICS e le minacce americane
I paesi BRICS presentano modelli politici ed economici molto diversi: mentre India e Brasile mantengono legami cauti con l’Occidente, Cina e Russia spingono per una separazione più netta. La storia insegna che le grandi trasformazioni geopolitiche ed economiche avvengono nel tempo. Gli Stati Uniti sono consapevoli del fenomeno in atto: figure di spicco come Donald Trump hanno avvertito che l’adozione di sistemi alternativi al dollaro potrebbe portare a nuove sanzioni o tariffe punitive.
Tuttavia, tali minacce rischiano di ottenere l’effetto opposto, consolidando la determinazione a costruire alternative al sistema dominato dal dollaro. Il potere delle valute riflette inevitabilmente quello economico. Nei primi decenni del XX secolo, la sterlina britannica fu superata dal dollaro statunitense poiché l’industria americana superava quella britannica in produttività ed espansione.
Un dominio che vede il proprio tramonto in diretta mercato
Oggi assistiamo a un parallelo spostamento verso est: con lo sviluppo industriale e l’estrazione delle risorse sempre più concentrati in Asia, il sistema finanziario globale segue lentamente questa traiettoria. Siamo entrati nell’alba di una finanza multipolare. L’asse rublo-yuan non rappresenta un colpo di stato contro la supremazia del dollaro, ma segnala la fine di un mondo monocentrico. Per la prima volta dal 1945, i flussi commerciali globali si configurano come autenticamente multipolari. Il dollaro non sparirà rapidamente; nessuna valuta dominante lo fa mai. Tuttavia, il suo dominio incontrastato è ormai in declino.

Tedesco Giorgia, classe ’95.
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