Bimbi cresciuti nei boschi: il tribunale vuole revocare la custodia

Giorgia Tedesco

I genitori dei tre bambini cresciuti nei boschi dell’Abruzzo, nella provincia di Chieti, continuano a difendere con fermezza il loro stile di vita alternativo. Rifiutando qualsiasi accusa. In attesa della decisione del giudice, che determinerĂ  la custodia di una bambina di 8 anni e di due gemelli di 6 anni, i due sostengono che i piccoli abbiano tutto ciò di cui hanno bisogno. Che siano felici e in buona salute.

L’arrivo in ospedale: scatta la denuncia

La madre, australiana ed ex addestratrice di equitazione, e il padre, un falegname britannico, hanno scelto un casolare nell’entroterra vastese per vivere lontano dal caos urbano. E proprio, insieme ai loro figli. “I veri criminali sono coloro che vogliono portarci via i nostri bambini”, ha dichiarato la donna.

L’intervento della Procura dei Minori dell’Aquila è scattato dopo una segnalazione dei Carabinieri. Questa è arrivata in seguito a un’intossicazione alimentare che aveva condotto l’intera famiglia in ospedale. Secondo la Procura, i bambini vivono in condizioni “precarie”, senza i requisiti essenziali. Ma soprattutto senza accesso all’istruzione e all’assistenza sanitaria.

Le indagini e l’interruzione della potestĂ  genitoriale

Di conseguenza, è stata sospesa temporaneamente la potestĂ  genitoriale della coppia, anche se al momento i piccoli rimangono affidati ai loro genitori nel medesimo casolare. Una decisione definitiva è attesa a fine mese, e la Procura ha richiesto l’affidamento a terzi dei bambini per le presunte condizioni non idonee. I genitori contestano fortemente queste accuse, sostenendo di aver ricevuto centinaia di messaggi di solidarietĂ  da tutta Italia e dall’estero. “Ci sono state raccolte firme e offerte di aiuto per impedire che i bambini vengano allontanati. Non è un periodo semplice per la famiglia, ma questi gesti di solidarietĂ  rappresentano un importante sostegno per loro”, ha sottolineato l’avvocato della coppia in un’intervista.

Uno stile di vita alternativo, la pace interiore e la scelta di vivere nei boschi

Come scritto in una memoria difensiva presentata al tribunale, la coppia afferma di voler continuare a vivere in armonia con la natura. E soprattutto rivendica il diritto di educare i figli secondo scelte non convenzionali. “Abbiamo scelto questo stile di vita con convinzione, andando controcorrente rispetto alle norme della societĂ , per garantire ai nostri figli salute, pace interiore, piena crescita e un futuro piĂą sereno.” I genitori supportano anche l’approccio dell’unschooling, ovvero un tipo di educazione domiciliare che rifiuta la scuola tradizionale. Nonostante questa visione alternativa della vita, l’avvocato curatore speciale, nominato per rappresentare i bambini, ha sottolineato che ogni scelta di vita deve comunque rispondere al principio centrale dell’interesse superiore dei minori. I giudici saranno dunque chiamati a valutare se il contesto familiare attuale possa garantire realmente il benessere complessivo dei tre fratellini.