Cos’è il doppio scramble e perché ne stiamo parlando così tanto proprio adesso

Roberto Rossi

f35 italiani

Si chiama doppio scramble e, come molti termini tecnici, fino a poche ore fa quasi nessuno poteva sapere con esattezza a cosa si riferisse.

Eppure, la guerra alle porte dell’Europa ha provocato anche questo effetto: l’improvvisa conoscenza di vocaboli appartenenti al mondo militare, divenuti di più ampio utilizzo.

Cosa è accaduto poche ore fa

Cominciamo dai fatti. Ieri due F35 italiani si sono alzati in volo dalla base di Amari per intercettare tre Mig russi entrati nello spazio aereo dell’Estonia.

Si tratta di una reazione immediata, che è scattata in appena dieci minuti da quando l’allarme è arrivato dal radar della Nato. Un tempo minimo, come sempre avviene in caso di scramble, ovvero di ordine di decollo su allarme e conseguente intercettazione del velivolo che non presenta i suoi piani di volo, ha la radio spenta o è uscito dalla rotta indicata.

Perché è scattato lo scramble

Lo scramble è scattato proprio perché i jet russi non erano ufficialmente identificabili. In questo modo gli F35 sono decollati appena è partito l’allarme, che a sua volta scatta nel momento in cui si avvicinano i velivoli dalle caratteristiche di cui sopra, nel gergo soprannominato zombie.

Quando sono nel loro turno, i piloti devono rimanere vestiti con tutto l’equipaggiamento utile, rimanendo così pronti al decollo giorno e notte, e preparandosi a partire in pochi minuti.

Tensione alle stelle

Anche se la procedura è ben nota e l’Italia è pronta a fare la sua parte, la tensione è stata alle stelle. È infatti la prima volta che in questo settore del fianco Est operano i caccia di quinta generazione, che hanno geometrie e materiali difficili da intercettare dai sistemi radar.

Inoltre, quella delle scorse ore non è stata la prima intrusione, perché già lo scorso 13 agosto due F35 italiani erano dovuti decollare d’urgenza per intercettare un Antonov An-12 privo di piani di volo.