Hussam al-Masri, Hatem Khaled, Mariam Abu Dagga, Mohammed Salama, Moaz Abu Taha: chi sono i cinque giornalisti uccisi nell’attacco all’ospedale di Nassen?

Giorgia Tedesco

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L’incursione a Khan Yunis porta con sé decine di morti, fra cui anche dei giornalisti. Attualmente il numero indicativo dei professionisti morti durante i servizi della zona interessata ammonta a 245. L’OMS urla alla cessazione del fuoco: basta bersagliare i punti di assistenza medicale.

Chi sono i cinque giornalisti che hanno perso la vita

Gaza è sotto assedio, soffre una fame disumana e un’assenza di farmaci da far accapponare la pelle, e come se questo non bastasse il nuovo attacco del drone kamikaze ha fatto l’ennesima strage. Fra le vittime della giornata odierna ci sono Hussam al-Masri, coadiutore di Reuters: stava riprendendo in diretta l’attacco e la ripresa si è interrotta improvvisamente; la Freelancer Mariam Abu Dagga, inviata per la Associated Press; Mohammed Salama, l’operatore di ripresa. Lavorava per Al Jazeera. A loro si uniscono il cronista Moaz Abu Taha e il fotografo Hatem Khaled. Quest’ultimo anche faceva parte della Reuters. In un primo momento si pensava fosse ferito gravemente, invece poi è morto a causa delle ferite stesse.

La Reuters ha immediatamente emesso un avviso per la perdita al-Masri. Il comunicato è antecedente la notizia della morte di Khaled, perciò in esso la Reuters annunciava di star tentando di reperire più informazioni possibili nella speranza di ottenere dalle autorità conferme per mandare assistenza urgente al ragazzo. Confermano che la diretta del collaboratore si è interrotta proprio durante il primo degli attacchi.

Anche l’Associated Press ha subito espresso il dolore e lo shock della perdita della trentatreenne Dagga. La ragazza è stata loro fidata giornalista e reporter presente sul territorio dall’inizio della guerra. Dal principio della distruzione fra Israele e Hamas.

Servono pene pecuniarie: l’appello di Albanese dopo l’ennesimo eccidio

L’inviata dell’ONU, Albanese, ha condannato la morte degli inviati, sottolineando come questa stia diventando la normalità su ciò che resta della striscia di Gaza. Molte delle morti non sono neppure documentate. Le parole di Albanese suonano come una supplica allo stremo: gli stati devono agire, non si può più tollerare questo massacro. Bisogna agire su ciò che a loro interessa di più, serve un embargo sulle armi, servono sanzioni.

Il chirurgo Maynard, che è stato parte dello staff di Nasser, ha definito tutto ciò come brutale. Lui, che più di molti sa cosa significa mantenere la mente lucida sotto i bombardamenti, ha catalogato l’attacco come uno dei più frequenti che lui stesso ha avuto il dispiacere di vedere. E’ un attacco mirato alla morte, dopo il primo, ne avviene sempre un altro, volto a distruggere anche i servizi che accorrono in aiuto.

I commenti di Israele sul raid devastante

Israele ha confermato l’attacco a Nasser, stando a quanto riportato dalle testate giornalistiche del luogo. La cosa più raccapricciante della faccenda forse è proprio il comunicato che ne segue. L’Idf si mostra rammaricato per i danni inferti a persone non coinvolte, spiegando che non è nelle loro intenzioni prendere di mira i giornalisti in quanto professionisti. Stanno tentando, a loro dire, di limitare i danni ai non coinvolti, e che il capo di Stato provvederà a breve ad aprire un’inchiesta.

Zamir ha inoltre accennato ad un accorto sugli ostaggi, un accordo da accettare; spiega che la questione al momento è nelle mani di Netanyahu. Sembra che abbia anche dichiarato di aver raggiunto i suoi obiettivi contro Hamas e che, grazie alle pressioni si siano create appunto le condizioni per la liberazione di alcuni ostaggi. Sottolinea che è nelle loro intenzioni espandere le operazioni per raggiungere tutti gli obiettivi prefissati.