Carlo Pepi: chi era l’artista ottantasettenne che smascherò la burla dell’84?

Giorgia Tedesco

Il critico d’arte, rinomato anche per essere un grande conoscitore di Modigliani, si è spento all’età di ottantotto anni dopo una lunga degenza presso il Cecina. Ripercorriamo insieme le contraffazioni più famose svelate dal grande Pepi, anche se in realtà sono moltissime.

I Modi e lo scherzo dei giovani livornesi

Carlo comincia da giovane ad acquistare le opere d’arte, innamorandosi subito di Van Gogh. A costo di non arrivare a fine mese, non era in grado di avere pudore davanti alla sua amata arte. Le sue peculiarità gli consentirono per tutta la vita di identificare le opere di valore che giravano sul mercato, come per esempio i quadri dei Macchiaioli o i loro disegni.

Pepi era da considerarsi un’autorità fra i conoscitori di Modigliani e spesso scoprì i falsi sparsi in tutto il paese. Un Don Chisciotte dell’arte. La contraffazione che però lo rese più celebre fu una vera e propria burla, quella del 1984, quando dei ragazzetti di Livorno lanciarono dei pezzi di marciapiede modellati nel sito in cui si cercavano le opere dell’artista.

Perfino Aragan, Ragghianti, Brandi e Carli si convinsero che quei manufatti fossero autentici; tutti lo credevano, tutti tranne Carlo. Pepi capì subito che le mani erano diverse e non ebbe paura a dirlo. Nessuno gli credette, fin quanto i burloni non diffusero un video in cui si vedevano creare i falsi. Pepi lì definì falsi maldestri, ancor prima di scoprire la verità.

Carlo Pepi e l’occhio critico: il rapporto con la figlia di Modigliani

Un evento simile si verificò nel 2017 ad una mostra nel Palazzo Ducale di Genova. Carlo segnalò subito e pubblicamente i suoi sospetti: numerosi dipinti erano falsi. La mostra venne chiusa, molti organizzatori finirono sotto inchiesta e anche quella volta, Pepi, aveva ragione.

Originario di Crespina, Pepi è considerato il più grande conoscitore di Amedeo Modigliani, tanto che sua figlia Jeanne, gli chiese di far parte degli Archivi Legali Modigliani. Carlo viveva in una casa museo, circondato da migliaia di opere d’arte del diciannovesimo e ventesimo secolo. Ha fondato la Casa natale di Amedeo Modigliani e ha diretto la sezione di contrasto ai falsi, Art Watch International, associazione con cui collaborò anche al restauro de L’ultima Cena di Da Vinci.

La sua morte è stata annunciata dai familiari e i funerali si sono tenuti questa mattina in una delle chiese di Crespina. Per il suo enorme contribuito all’arte e alla cultura, era stato onorato del Pegaso Alato nel Gennaio di quest’anno.

Una vita dedita all’arte e alla verità

Pepi in principio era un commercialista, diventa un critico solo in seguito. Decise che la sua vita sarebbe stata una battaglia per il valore che rappresentano l’autenticità e l’unicità di un pezzo d’arte. A esprimere le proprie condoglianze è stato anche il primo cittadino di Livorno, Salvetti, insieme alla giunta comunale: ribadisce anche egli la determinazione di Pepi contro i falsi ed ha aggiunto di sperare che un giorno anche le sue collezioni possano diventare pubbliche, come egli stesso ha sempre sperato.

Carlo ha scelto di non guadagnare con i quadri, con i dipinti, con le opere; ha scelto solo di gustare la verità, le peculiarità e le caratteristiche. Un uomo che è stato scomodo, un uomo difficile per i falsari che hanno più volte provato a tenerlo lontano dagli ambienti dell’arte. Un po’ come accade nella vita di tutti giorni, quando dicendo la verità si diventa sempre i cattivi delle storie altrui. Quello che è certo è che Pepi oggi ci lascia sereno e fiero di aver vissuto esattamente nel vero, come desiderava.