Storia di una tragedia: oggi venticinque anni dal naufragio del sottomarino Kursk, 118 morti dopo

Giorgia Tedesco

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Facciamo qualche passo a ritroso, insieme, arrivando esattamente a venticinque lunghi anni fa. Il Kursk era considerato uno dei sottomarini lanciamissili nucleari più sicuri dell’intera Nazione; il mezzo era già in servizio da cinque anni al momento della tragedia. Il suo nome fu un omaggio alla battaglia sostenuta durante la seconda guerra mondiale e prestava servizio nella Flotta del Nord.

Cosa successe durante l’esercitazione?

Quel dodici agosto, il Kursk, stava sostenendo una prova di addestramento militare in una parte del Mar Glaciale Artico e avrebbe dovuto lanciare dei siluri senza carica esplosiva, ma qualcosa andò diversamente.

I torpedini furono sganciati poco prima delle undici e trenta, ma ci fu un’esplosione: si suppone che ad essere scoppiato fosse uno dei siluri del Kursk; una seconda detonazione seguì immediatamente dopo; l’impatto fu letale per quasi tutti i passeggeri e gran parte del sottomarino andò i milioni di pezzi.

I tentativi di recupero furono completamente inutili, l’unica nave che riuscì a raggiungere il sommergibile fu una norvegese, ma era ormai troppo tardi: il mezzo era completamente allagato e con nessun sopravvissuto.
L’incidente fu fatale e solo ventitré dei centodiciotto passeggeri non morirono all’istante, ma comunque vennero a mancare poco dopo essere riusciti a rifugiarsi nel nono scompartimento, in attesa di aiuto.

L’accaduto venne annotato da Kolesnikov, uno dei ventitré uomini che riuscì a rifugiarsi nel nono scomparto. Quanto annotato è surreale: nelle poche righe scritte dal soldato si legge una dignità di fronte a una morte imminente da far accapponare la pelle.

La diffusione delle informazioni: il tentativo dello Stato Russo di insabbiare la notizia

Appena due giorni dopo la notizia si diffuse, nonostante l’armata rossa non lo desiderasse e molti furono i tentativi per tenere la notizia segreta; la Flotta Russa inviò delle bombole per consentire ai sopravvissuti di respirare e furono effettuati anche diversi tentativi di salvataggio, ma si rivelarono inutili tutti e quattro i viaggi fatti.

Il maltempo, l’inesperienza e lo stato brado dei mezzi di soccorso furono gli ostacoli insormontabili che costarono la vita anche a quelle ultime ventitré persone. Le operazioni si fermarono quando, quasi alla fine di agosto, fu appurato che nessuno era riuscito a sopravvivere.

Le congetture in merito a quanto accaduto sono parecchie, insieme alle contraddizioni e alle domande.
E’ probabile che l’esplosione primaria fu causata da una perdita di idrogeno all’interno del siluro, il problema fu che questa esplosione ne innescò un’altra decisamente più grande e letale, causata dallo scoppio degli altri siluri.

Le ipotesi dietro la tragedia

Furono avanzate parecchi ipotesi, fra cui quella di uno schianto contro un altro sottomarino, tutte smentite. Gli Yankees negarono tassativamente qualunque tipo d’ ‘illazione, anche se dovettero ammettere di avere anche loro due sottomarini nelle vicinanze al momento dell’esplosione del Kursk.

Si trattò di una delle catastrofi peggiori mai accadute senza che il paese fosse in guerra. Le famiglie delle vittime vennero avvisate solo settantadue ore dopo, con riserbo, con tatto, intimandogli di tenere la notizia per sé, giusto per non turbare la sicurezza nazionale.

Quello che viene più di tutto contestato però, è la mancanza di chiarezza, è la difficoltà dei giornalisti dell’epoca di riuscire a reperire informazioni sugli avvenimenti di quel giorno; sembra addirittura che molti siano stati intimiditi pur di farli desistere dal proseguire nelle ricerche.

Vi consigliamo, per avere ancora più chiaro quanto accaduto, e se siete appassionati di storia, di vedere la pellicola omonima diretta da Vitenberg, intitolata quindi come il sommergibile, in cui viene narrata dettagliatamente la tragedia.