Chi è Massimiliano Calì, marito di Francesca Albanese e al centro delle polemiche sulle relazioni ONU–Palestina

Serena Comito

Chi è Massimiliano Calì, marito di Francesca Albanese e al centro delle polemiche sulle relazioni ONU–Palestina

Negli ultimi mesi il nome di Massimiliano Calì è finito sotto i riflettori per motivi che vanno ben oltre la sua carriera da economista internazionale. A far discutere non è tanto il suo curriculum impeccabile, quanto il suo legame con Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei territori palestinesi occupati. Il nodo? Il possibile conflitto d’interessi e una serie di post molto duri contro Israele apparsi sui social.

Economista di lungo corso con incarichi globali

Calì è un economista esperto con alle spalle una carriera di rilievo: oggi ricopre il ruolo di Senior Country Economist per la Banca Mondiale in Tunisia, dopo essere stato assegnato in passato a progetti in Indonesia e nel team globale per il commercio. Ha pubblicato decine di studi e analisi economiche, spesso legati allo sviluppo dei paesi del Medio Oriente.

Ma è un passaggio del suo percorso che ha attirato l’attenzione della stampa internazionale: nel 2011 ha svolto una consulenza per il Ministero delle Finanze dell’Autorità Palestinese, in collaborazione con l’UNDP, il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo. Un dettaglio che, secondo i critici, non sarebbe mai stato segnalato dalla moglie Albanese nella documentazione ufficiale presentata all’ONU.

Il nodo del conflitto di interessi

Secondo alcuni osservatori, tra cui l’organizzazione UN Watch e membri del Parlamento europeo, questa omissione solleva interrogativi pesanti: può una relatrice ONU mantenere imparzialità se il marito ha lavorato con una delle parti in causa? La domanda è diventata rapidamente politica, tanto che nel 2023 è arrivata un’interrogazione ufficiale all’Europarlamento per chiarire se la Commissione europea fosse a conoscenza dei legami tra Calì e l’Autorità Palestinese.

L’ONU, per ora, non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali sulla vicenda.

Post sui social e accuse pesanti

A infiammare ulteriormente il caso sono stati alcuni post condivisi da Massimiliano Calì su Facebook, dove l’economista avrebbe criticato duramente Israele, parlando di “genocidio a Gaza” e definendo lo Stato ebraico un “regime di apartheid”. In altre pubblicazioni si accuserebbero Stati Uniti e Unione Europea di “complicità diretta”.

UN Watch ha rilanciato questi post definendoli incitamento all’odio e li ha usati come ulteriore prova per sostenere che la coppia Albanese–Calì non possa essere considerata imparziale rispetto al conflitto israelo-palestinese.

Nessuno dei due ha risposto pubblicamente nel dettaglio a queste accuse, ma Francesca Albanese ha più volte ribadito di distinguere tra critica politica e antisemitismo, sostenendo che le sue denunce riguardano l’occupazione militare e non il popolo ebraico.

Una questione di trasparenza e neutralità

Il caso Calì–Albanese solleva una questione più ampia: quali legami personali vanno dichiarati quando si assume un incarico internazionale? E quanto il passato di un coniuge può influenzare la percezione di imparzialità di un funzionario ONU?

Domande che al momento restano aperte, ma che continuano a rimbalzare tra dossier parlamentari, titoli di giornali e social network. Di certo, il dibattito non sembra destinato a spegnersi.

Domande frequenti (FAQ)

Chi è Massimiliano Calì?
È un economista italiano attualmente in servizio presso la Banca Mondiale in Tunisia. In passato ha collaborato con l’Autorità Palestinese tramite l’UNDP.

Perché è finito al centro delle polemiche?
Per la sua relazione con Francesca Albanese, relatrice ONU sui diritti umani in Palestina, e per non aver reso pubblica una precedente collaborazione con la parte palestinese.

Cosa è successo con i post su Facebook?
Alcuni post condivisi da Calì sono stati ritenuti da UN Watch offensivi verso Israele e accusati di incitamento all’odio.

C’è stata una risposta ufficiale?
Finora né l’ONU né i diretti interessati hanno fornito chiarimenti formali sui documenti presentati o sull’accusa di conflitto di interessi.