Chi è Francesco Colica, il 63enne di Vibo Valentia deceduto in uno scontro con un’auto a Rho? L’ incidente, i soccorsi, le ipotesi

Daniela Devecchi

Rho, lunedì 11 agosto 2025, poco dopo le sei. In via Magenta, all’incrocio con via Dei Lavoratori, il rumore di motori inizia appena a farsi sentire quando un colpo secco, un boato, rompe tutto.
In quel momento, la vita di Francesco Colica — 63 anni, nato a Vibo Valentia, da anni in Lombardia — si spegne.

Era in sella alla sua Honda. Semaforo rosso, moto ferma. Dietro, una Seat Ibiza guidata da un sessantaduenne che, per cause da accertare, non frena. L’urto lo scaraventa in avanti, contro un palo della luce. Sirene, corsa disperata all’ospedale di Rho. Troppo gravi le ferite. Non ce l’ha fatta.

I rilievi e le ipotesi

Sul posto arrivano i sanitari del 118 e la Polizia Locale di Rho. La scena è chiara ma non ancora spiegata. I mezzi vengono sequestrati. Il conducente dell’auto, ferito in modo non grave, è sottoposto agli esami di legge per alcol e stupefacenti.
Distrazione? Mancata precedenza? La risposta sarà nei verbali — non nelle ipotesi.

Chi era Francesco Colica

Sessantatré anni portati con l’energia di un trentenne, Colica era uno di quei motociclisti che “ci sono sempre”: raduni, gite, curve panoramiche, consigli tecnici. Viveva a Casorezzo, piccolo comune a ovest di Milano, ma tornava spesso a Vibo Valentia, dove aveva famiglia e ricordi.

Per lui la moto non era solo un mezzo: era libertà, compagnia, strade scoperte all’improvviso. Era quello che al bar ti raccontava di una strada nascosta tra le colline, o di una curva “che sembra fatta apposta per piegare fino a terra”. Solare, diretto, sorriso aperto, battuta pronta — spesso con quella cadenza calabrese che non aveva mai perso.

Un amico, ieri, ha scritto in chat: “Stop chiacchiere, andavo in moto insieme a lui solo per il gusto delle curve libere. Adesso sembra tutto fermo… lui invece continuava a vivere lì, in quelle vie.”

Il vuoto lasciato

La notizia corre veloce: social, gruppi WhatsApp, telefonate. A Casorezzo e in Calabria, il nome di Francesco circola con la stessa incredulità. Chi lo ha conosciuto non lo ricorda solo per la moto, ma per il modo in cui sapeva rendere più leggero ogni incontro, anche il più casuale.