Gallo Vini Montabone: una storia di famiglia, di terra e di tempo

Daniela Devecchi

Nel Monferrato ci sono colline che sembrano disegnate per il vino. Montabone è uno di quei posti dove il tempo non corre, cammina. Qui la famiglia Gallo coltiva uva da più di un secolo. Non è uno slogan: davvero tutto è iniziato all’inizio del Novecento, quando Bartolomeo Gallo si spostò dalla Liguria e decise che qui, tra queste alture, ci sarebbe rimasto. E ci mise le mani, la testa, la vita. Da allora sono passate quattro generazioni. Oggi ci sono Carlo, Guido e Giovanni. La cantina è cresciuta, certo, ma non ha perso quel suo modo di fare le cose lentamente, con rispetto. I vigneti sono a un’altitudine che regala respiro e luce alle viti, e non a caso fanno parte del patrimonio UNESCO. Il lavoro si fa ancora come una volta: potature a mano, raccolta manuale, attenzione ai dettagli. Non si corre. Si ascolta la vite, si assecondano i tempi. E forse è questo il vero segreto di vini che hanno il profumo della terra e il sapore di chi non ha mai smesso di credere in quello che fa.

Una gamma di vini che racconta il Monferrato, bottiglia dopo bottiglia

I vini della famiglia Gallo non sono mai uguali. Eppure, sono sempre riconoscibili. C’è la linea base, quella che parla il dialetto del Piemonte: Barbera d’Asti, Dolcetto, Moscato, Pinot Nero per il grande metodo classico Alta Langa DOCG. Vini veri, senza fronzoli, ma precisi. Poi c’è la linea “Cascina Cabonaldo”, nata più di recente. Qui le etichette si fanno più curate, i dettagli contano. Ci sono bianchi eleganti, come il Sauvignon Blanc e lo Chardonnay — anche in versione barrique. Non mancano il Moscato d’Asti e il Brachetto d’Acqui, e una Barbera frizzante che sa sorprendere. Ogni bottiglia ha la sua storia. Sono vini fatti per essere bevuti, non solo guardati. Non vogliono stupire, vogliono piacere. E spesso ci riescono. La cantina segue ogni passaggio, senza forzare. Il vino si fa quando è ora. Nessuna corsa, nessuna scorciatoia. Solo mestiere, passione e una gran voglia di migliorare ogni anno, sempre un po’ di più.

In cantina: esperienze che sanno di casa, di racconti, di sapori veri

Visitare Gallo Vini non è solo una tappa enoturistica. È un incontro. Con una famiglia, prima di tutto. Con un luogo che parla da solo. Le visite iniziano con una vista che lascia senza parole: una terrazza da cui si vedono i filari distendersi in tutte le direzioni. Poi si entra. Le vasche, la cantina antica del 1831, le botti. C’è odore di mosto, di legno, di storia. Durante la degustazione si assaggiano i vini — tre, cinque, a volte di più — accompagnati da salumi e formaggi locali. Tutto semplice, buono. Nessuna esibizione, solo calici pieni, parole vere, gente che ci mette la faccia. Spesso il percorso finisce con un passito, una grappa, un piccolo omaggio. Ma a restare è il ricordo di un’accoglienza autentica. Di persone che non hanno bisogno di effetti speciali, perché quello che fanno — lo fanno bene. E te lo raccontano senza giri di parole. Così, come si parla tra amici, davanti a un bicchiere. Magari con la porta della cantina socchiusa, il sole basso, e un cane che sonnecchia accanto alla botte più vecchia.