Donatori di Coccole: quando una carezza diventa terapia per i neonati ricoverati

Daniela Devecchi

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C’è un silenzio particolare nei reparti di Neonatologia. È un silenzio che parla, fatto di monitor che pulsano e di culle trasparenti dove piccoli corpi imparano a respirare da soli. Ma non sempre i neonati trovano subito un abbraccio, una voce che li rassicura. È qui che nasce l’idea dei “Donatori di Coccole”, un progetto che da Parma si sta preparando a mettere radici anche in altre città.

Lo sapevi? Un gesto semplice, come cullare un neonato, può avere effetti sorprendenti sul suo sviluppo emotivo e neurologico. Non è solo una sensazione: è un dato scientifico. Il contatto fisico, il tono di voce, il calore di una presenza costante riducono lo stress, stabilizzano i parametri vitali e aiutano il bambino a crescere più sereno.

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Come operano i volontari coccolatori

Dal 2019, i Donatori di Coccole operano tutti i giorni – anche nei festivi – nell’Ospedale Maggiore di Parma. Lì, i volontari entrano in reparto con discrezione e rispetto. Non sostituiscono i genitori né gli operatori sanitari, ma offrono una presenza complementare, preziosa soprattutto quando le famiglie, per motivi di distanza o difficoltà, non possono essere accanto ai loro figli quanto vorrebbero.

Ogni volontario è formato con cura, perché non si tratta solo di buona volontà: occorrono competenze specifiche, conoscenze di puericultura, consapevolezza emotiva. Prima di iniziare, ogni coccolatore affronta un percorso che unisce teoria e pratica, affiancamenti e verifiche. È un ruolo che richiede sensibilità, responsabilità e disponibilità a mettersi al servizio in un contesto delicato.

L’obiettivo: creare nuove sedi in altre città italiane

Ma l’obiettivo di Donatori di Coccole non si ferma a Parma. Proprio in questi mesi l’Associazione sta lavorando per aprire distaccamenti in altre città italiane. Al momento, ci sono istruttorie in corso con tre ospedali e, se tutto andrà come sperato, entro la fine dell’anno almeno uno di questi centri diventerà operativo. Non è un dettaglio: significa poter portare calore e cura relazionale a tanti altri bambini che iniziano la vita in circostanze fragili.

E se ti dicessimo che una carezza può davvero fare la differenza tra un ricovero vissuto nell’isolamento e un percorso di crescita più pieno? È questa la scommessa dei Donatori di Coccole: un’alleanza tra volontari, famiglie e professionisti sanitari che mette al centro il benessere globale del neonato, anche dove la tecnologia da sola non basta.

L’idea è tanto semplice quanto radicale: ogni bambino ha diritto non solo alle cure mediche più avanzate, ma anche a un contatto umano che lo faccia sentire accolto, riconosciuto, amato.

Per questo, il progetto guarda avanti con la speranza di diventare una rete nazionale. Una rete fatta di storie, turni di volontariato, corsi di formazione e, soprattutto, di quel gesto antico e istintivo che chiamiamo “coccola”.

Non è curioso come qualcosa di così piccolo – una mano che sfiora una guancia, una ninna nanna sussurrata – possa lasciare un’impronta duratura? Forse, in un mondo che corre veloce, dovremmo ricordarlo più spesso.