Il suo nome è Virginia Valente, ma per anni è rimasto in secondo piano. Non perché mancasse qualcosa, anzi. Ma perché essere la figlia di Anna Marchesini, una delle attrici e comiche più amate d’Italia, significa anche fare i conti con una luce troppo grande. E Virginia ha scelto di restare in penombra. Con stile. Con profondità.
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Cresciuta accanto a una donna speciale
Virginia nasce nel 1993, dall’unione tra Anna Marchesini e il regista Pasquale “Paki” Valente. Una bambina che entra nella vita di Anna a 40 anni, nel pieno del suo successo. Un legame madre-figlia che, a detta di chi l’ha vissuto, è stato qualcosa di profondo, poetico, quasi simbiotico.
Virginia ha raccontato più volte che la madre era tutto tranne che convenzionale. Niente affanno, niente ansia, niente pose da “madre chioccia”. Solo attenzione vera, ascolto, insegnamenti nascosti dietro ogni gesto.
“Mi consigliava il silenzio, il raccoglimento creativo”, ha ricordato in un’intervista. “Se dicevo una frase poetica in macchina, lei frenava, accostava, e prendeva nota”.
Una scelta netta: studiare, scrivere, restare fuori dal caos
Mentre intorno c’era il rumore della fama, delle tournée, della tv, Virginia cresceva tra libri, teatro e filosofia. Si è laureata in Lettere alla Sapienza di Roma, seguendo una vocazione tutta umanistica. Ma non ha mai cercato di “fare spettacolo”. Non ha mai voluto salire su quel palco che era stato il regno di sua madre.
Virginia scrive. Poesie, pensieri, forse un giorno anche un libro. Ma lo fa in silenzio. Con misura. Con quella eleganza intellettuale che Anna le ha trasmesso più con l’esempio che con le parole.
Il dolore e la difesa della memoria
Dopo la morte della madre nel 2016, Virginia ha fatto una scelta molto chiara: proteggere la memoria di Anna, anche da chi – a suo avviso – non ne aveva il diritto. È il caso del padre, Paki Valente, con cui i rapporti sono rimasti tesi. Quando lui ha rilasciato dichiarazioni ritenute offensive nei confronti dell’ex moglie, Virginia ha reagito duramente.
Niente mezze misure: lo ha diffidato legalmente e, secondo alcune fonti, ha anche presentato denuncia. “Non si occupi della mia vita”, ha fatto sapere attraverso i suoi legali. Una presa di posizione netta, che ha fatto capire a tutti quanto forte fosse il suo senso di giustizia. E quanto radicato fosse l’amore per quella madre che le aveva dato tutto, compreso il coraggio di difendersi.
Oggi: la poesia come spazio sacro
Non cerca notorietà, Virginia. Non posta la sua vita sui social, non rilascia interviste per promuovere sé stessa. Ma scrive. In silenzio, con rispetto. E chi ha avuto la fortuna di leggere qualche sua poesia parla di parole leggere ma profonde, come se portassero ancora l’eco di quella voce che da bambina le leggeva Dante e le insegnava il valore del raccoglimento.
In una delle sue rare apparizioni pubbliche, ha detto una frase che basta da sola:
“Mia madre mi ha lasciato l’entusiasmo. È il dono più grande.”
E se ci pensi bene, è proprio questo il tratto che le unisce. L’entusiasmo intelligente, il gusto per la parola, l’amore per le sfumature. Anna lo portava in scena, Virginia lo tiene tra le mani, su una pagina bianca.
FAQ su Virginia Valente
Quanti anni ha Virginia Valente?
È nata nel 1993, quindi oggi ha 32 anni.
Chi è il padre di Virginia?
Il regista Pasquale Valente, detto Paki, da cui Anna Marchesini ha divorziato nel 1999.
Cosa fa oggi Virginia?
È laureata in Lettere, scrive poesie e conduce una vita riservata lontana dai riflettori.
Ha mai parlato del rapporto con la madre?
Sì, e ne ha parlato con grande affetto e profondità. Ha descritto Anna come “una madre maestra di entusiasmo”.
Ha rapporti con il padre?
No. Dopo alcune dichiarazioni pubbliche rilasciate da lui, Virginia ha preso le distanze e ha agito legalmente per tutelare la memoria della madre.

“Head Staff”, giornalista pubblicista laureata in letteratura, amo scrivere e apprendere costantemente cose nuove. Trovo che il mestiere del giornalista sia uno dei più affascinanti che esistano. Ti consente di apprendere, di conoscere il mondo, farti conoscere e di entrare in simbiosi con il lettore