C’è un angolo di Sicilia dove la terra ha memoria lunga. Non solo per quello che produce, ma per ciò che conserva sotto la superficie. Siamo nella Valle del Belice, tra distese di ulivi, luce tagliente e vento che arriva dal mare. È qui, a pochi chilometri da Selinunte, che si trova l’Azienda Agricola Centonze. E no, non è solo una produzione di olio extravergine di oliva. È un racconto stratificato, che mette insieme archeologia, agricoltura, cultura e tenacia familiare.
Chi pensa che un frantoio sia solo un luogo tecnico, forse non ha mai messo piede a Case di Latomie. In questa tenuta immersa nella pietra tufacea, l’ulivo non è solo pianta: è testimone. Alcuni esemplari, come quello saraceno di oltre 1200 anni, crescono tra le antiche cave greche (“latomie”) scavate nell’800 a.C., tra i resti di un Mediterraneo che parlava greco e coltivava già l’olivo come gesto sacro.
È come se, in questo paesaggio unico, la natura e la storia parlassero la stessa lingua. E la famiglia Centonze ha scelto di ascoltarla, rispettarla e tradurla in olio.
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L’olio che viene dal tufo
C’è chi parla di terroir per il vino. Qui, invece, si parla di tufo. Le radici degli ulivi affondano in questo terreno poroso e antichissimo, e sembra che proprio da lì arrivi quella nota “basica” così particolare che rende l’olio Centonze e le olive da tavola Nocellara del Belice degli unicum sensoriali. Lo sapevi? Il sapore cambia davvero a seconda della pietra che nutre la pianta.
L’olio viene estratto nel frantoio aziendale, immediatamente filtrato, poi conservato sotto battente di azoto per preservarne intatte le caratteristiche. Il risultato? Un olio armonico, intenso, equilibrato, oggi Presidio Slow Food e protagonista su oltre 50 mercati nel mondo. Un successo che parla siciliano, ma scrive in tutte le lingue.
Ogni olio ha una firma. Quello della famiglia Centonze ne ha almeno quattro: Nino, il nonno che ha iniziato tutto con passione; Giacomo, il padre che ha trasformato il sogno in impresa; e oggi Nino Centonze jr, che porta avanti l’azienda con spirito contemporaneo e lo sguardo sempre rivolto al futuro di Giacomo jr. Una staffetta familiare fatta di dedizione, fatica, cura dei dettagli. Nessun colpo di scena, nessun marketing forzato. Solo il tempo che serve, e una responsabilità portata avanti senza sbandierarla.
L’agriturismo che ti racconta la Sicilia con calma
Accanto al frantoio, c’è un’altra realtà che merita di essere vissuta: Case di Latomie, l’agriturismo immerso tra ulivi, masserie ristrutturate e silenzio vero. Non un resort, ma una casa dentro il paesaggio. Qui si dorme tra i muri antichi, si mangia con prodotti locali, si respira la Sicilia che spesso si perde tra gli slogan.
Il soggiorno è un piccolo viaggio: si cammina tra ulivi secolari, si scoprono le latomie come ferite archeologiche nella roccia, si degusta l’olio sul pane caldo con chi lo ha prodotto poche ore prima. È turismo agricolo, sì, ma è anche educazione alla bellezza.
C’è anche una scelta forte dietro le quinte: nessuno scarto va sprecato. I residui della molitura diventano fertilizzanti bio o combustibile. Una gestione circolare, pensata per ridurre l’impatto ambientale e restituire alla terra ciò che ha dato. È un modo concreto per fare sostenibilità, senza proclami.
E poi c’è il packaging, sì, curato, elegante, riconoscibile. Ma non come vezzo estetico: piuttosto come coerenza con il contenuto. Perché un olio di questo livello non può essere raccontato in modo banale.
Centonze non è solo un marchio. È una famiglia, una terra, una cultura che resiste.
Ed è la prova che, in certe parti del mondo, produrre olio significa custodire memoria, raccontare il paesaggio e restituire valore. Goccia dopo goccia.

Sono giornalista pubblicista laureata in letteratura e content manager con una grande passione per la scrittura