C’è un posto, tra le pendici del Vesuvio, dove il profumo delle albicocche riempie l’aria già prima dell’estate. Non sono albicocche qualsiasi, e non lo diciamo per dire. Sono le famose “crisommole”, le albicocche del Vesuvio, piccoli frutti dal colore dorato e dalla storia profondamente intrecciata con la cultura contadina campana.
Lo sapevi? Se ne parlava già nel Cinquecento. Gian Battista Della Porta, nel 1583, le descriveva con attenzione, segno che queste albicocche erano già allora una delizia conosciuta e apprezzata.
Ci sono più di cento varietà di albicocche vesuviane. Alcuni nomi sembrano usciti da vecchi racconti contadini: Boccuccia Liscia, Pellecchiella, Vitillo, Cafona, Prevetarella… ti viene voglia di assaggiarle solo a sentirli, vero?
Ognuna ha una sua personalità: alcune sono più zuccherine, altre leggermente acidule; alcune maturano presto, altre tardivamente; alcune hanno polpa soda, altre più succosa. La cosa sorprendente? Crescono tutte nello stesso territorio, eppure nessuna è uguale all’altra.
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Perché sono così speciali
Il merito è del Vesuvio. O meglio, del suo terreno lavico, ricco di potassio, magnesio e minerali. Questo suolo dona alle albicocche una dolcezza equilibrata e un profumo che non si dimentica. Non a caso dal 2001 sono state inserite tra i prodotti tutelati da slow food con la nascita del Presidio delle Albicocche del Vesuvio Crisommole il cui scopo è la tutela della grande biodiversità rappresentata dalle antiche varietà di albicocche vesuviane.
Ma attenzione: non è un prodotto da supermercato. Qui si parla di piccola agricoltura, raccolta a mano, varietà autoctone e biodiversità. Ogni frutto è il risultato di anni (anzi, secoli) di tradizione agricola.
Dove si trovano?
Sul sito ufficiale puoi scoprire le aziende che aderiscono alla Rete delle Albicocche Vesuviane e prenotare direttamente la tua cassettina di albicocche per l’estate. Ma puoi anche organizzare una visita: alcune aziende aprono i campi, raccontano la storia delle varietà, fanno assaggiare i prodotti trasformati (marmellate, nettari, albicocche secche…).
Insomma, non è solo acquisto. È esperienza.
Oltre a essere buone, le albicocche del Vesuvio sono ricchissime di proprietà. Vitamina A e C, betacarotene, fibre, pectina… aiutano l’intestino, la pelle, la vista, e sono perfette per chi vuole mangiare sano senza rinunciare al gusto.
E poi diciamolo: non c’è confronto tra il morso su una crisommola appena raccolta e una qualunque albicocca industriale.
Una storia da proteggere
Ogni anno, però, il numero di agricoltori che riescono a coltivarle si riduce. Il lavoro è tanto, il clima è sempre più incerto, e i guadagni non sempre coprono la fatica. Per questo la Rete e il Presidio Slow Food fanno un lavoro fondamentale: valorizzare queste varietà, raccontarle, promuoverle.
Se acquisti una cassetta, non compri solo frutta. Sostieni una comunità, una cultura, un pezzo d’Italia che rischia di scomparire.
Hai mai assaggiato una crisommola vera? Non una qualsiasi. Una coltivata sulle pendici del Vesuvio, con cura, sotto il sole di giugno.
Se no… forse è arrivato il momento.

Sono giornalista pubblicista laureata in letteratura e content manager con una grande passione per la scrittura