C’è una Calabria che non urla, ma lavora. Che non cerca scorciatoie, ma radici. Ed è proprio in questa terra antica che Ismaele Minniti ha deciso di restare. Giovane imprenditore agricolo, agronomo per formazione e contadino per scelta, ha fondato la sua azienda nel comune di Motta san Giovanni, nel cuore della provincia di Reggio Calabria, dove gli ulivi sono più che alberi: sono storia di famiglia.
E se ti dicessimo che tutto è cominciato in un frantoio, tra il rumore delle macine e l’odore dell’olio appena estratto?
L’eredità di nonno Domenico e una scelta controcorrente
L’Azienda Agricola Minniti nasce da un’idea coltivata fin da bambino. Ismaele seguiva il nonno Domenico tra gli uliveti di famiglia, imparando a riconoscere i tempi della natura e il rispetto che la terra richiede. Non si trattava solo di lavoro: era un modo di vivere, un codice morale.
Quei valori non li ha mai dimenticati. Oggi li ha trasformati in un progetto moderno, fatto di olivicoltura sostenibile, certificazione biologica e tutela della biodiversità.
Rimanere in Calabria, anziché partire, è stata una scelta di campo. Ma non una scelta nostalgica. Il sito produttivo, ad esempio, è attrezzato con un impianto moderno a ciclo continuo, a due fasi. Nonostante il legame con la tradizione, qui si guarda avanti.
Carolea, una cultivar identitaria
Al centro di tutto, una varietà autoctona: la Carolea. Diffusa in Calabria da secoli, è una cultivar complessa e generosa, capace di dare un olio extravergine intenso e fruttato, con leggere note amare e piccanti in equilibrio.
Il risultato? Un olio capace di raccontare un territorio senza filtri. Lo si percepisce già al naso: erba appena tagliata, mandorla verde, carciofo. In bocca è elegante, persistente, con una personalità netta.
E ogni bottiglia diventa una mappa sensoriale della stagione, del clima, della cura quotidiana.
Dalla potatura alla spremitura: filiera corta, filiera viva
Nulla viene lasciato al caso. Gli uliveti vengono potati a mano, la raccolta è precoce (intorno a ottobre) e rigorosamente manuale o meccanica leggera. Le olive vengono molite entro poche ore, per evitare l’ossidazione.
L’intero processo, dalla pianta alla bottiglia, è seguito direttamente dall’azienda. Questa è filiera corta nel senso più concreto: non marketing, ma controllo reale e trasparente.
E dietro ogni scelta c’è una logica precisa: migliorare la qualità, rispettare l’ambiente, ridurre gli sprechi.
Riconoscimenti che parlano da soli
Il lavoro, quando è fatto bene, lascia tracce. L’Olio Minniti negli ultimi anni ha raccolto diversi premi, segnalazioni e riconoscimenti nazionali e internazionali.
Passando per guide come Slow Food e Gambero Rosso, la qualità di quest’olio ha cominciato a farsi strada anche oltre i confini calabresi.
Ma forse il premio più autentico è quello dei clienti che tornano, che ordinano ogni anno, che raccontano di un olio che “sa di buono”, di casa, di verità.
Il futuro passa dalla terra
Chi lavora in agricoltura lo sa: il futuro non si improvvisa, si semina. E Ismaele Minniti ha ben chiaro il tipo di seme che vuole piantare: consapevolezza, rispetto, innovazione.
L’azienda non è solo produzione. È anche formazione, divulgazione, cultura del territorio. A breve saranno avviate esperienze di oleoturismo, con visite in campo, degustazioni guidate, laboratori didattici.
Perché l’olio non è solo un prodotto. È un modo per raccontare chi siamo.
Hai mai assaggiato un olio che profuma di Sud, ma guarda al futuro?
Forse è il momento di scoprire cosa può fare una semplice oliva… quando la raccoglie chi ci crede davvero.

Sono giornalista pubblicista laureata in letteratura e content manager con una grande passione per la scrittura