Alessandro Orsini non è un nome qualunque. È sociologo, professore, autore e soprattutto un personaggio che negli ultimi anni ha scatenato dibattiti accesi ovunque: in TV, sui social, nelle università.
Il suo punto di vista? Sempre fuori dal coro.
Critico verso l’Occidente, molto severo con l’Unione Europea, ma al tempo stesso non schierato apertamente con la Russia. Una posizione scomoda, che gli è costata molto. E non solo in termini di visibilità.
Le sue parole sull’Unione Europea
Orsini ha accusato più volte l’Europa di non aver cercato la pace, ma anzi di aver contribuito a peggiorare il conflitto in Ucraina. Secondo lui, Bruxelles avrebbe alimentato l’escalation inviando armi, imponendo sanzioni, usando la propaganda. Il suo pensiero è semplice, ma impopolare: “Se davvero volete la pace, non mandate fucili”.
A detta sua, l’Italia dovrebbe avere un ruolo di ponte tra Est e Ovest. Non schierarsi, ma mediare. Negoziare, invece che alimentare i blocchi. Parole che hanno scatenato reazioni durissime, in politica e in televisione.
Cancellato dai programmi TV
Dopo le sue dichiarazioni più forti, sono arrivati i primi tagli. Il suo contratto con CartaBianca (Rai 3) è stato interrotto.
Compenso da 2.000 euro a puntata, cancellato. Anche Piazza Pulita su La7 ha chiuso le porte.
In pratica, è stato rimosso da quasi tutte le trasmissioni dove era ospite fisso. Le sue idee – troppo fuori schema per alcuni – hanno cominciato a pesare anche sul piano professionale.
La frattura con la LUISS
Per anni, Orsini è stato docente alla LUISS di Roma, dove dirigeva anche un osservatorio sulla sicurezza internazionale. Ma le sue posizioni sulla guerra in Ucraina hanno avuto un prezzo anche lì.
Nel 2022 è stato ufficialmente sospeso.
L’università ha preso le distanze. E lui non ha fatto silenzio.
Anzi, ha denunciato pubblicamente quello che ha definito “un nuovo tipo di censura accademica”.
“La libertà di parola non vale più, se non è allineata all’umore dei social”, ha detto in una delle sue dichiarazioni. “Le università stanno iniziando a zittire chi la pensa diversamente. E questa, per me, è una forma moderna di totalitarismo”.
Cosa pensa davvero di Putin?
No, Orsini non sostiene l’invasione russa. Lo ha detto chiaramente, più di una volta.
Non giustifica le scelte di Mosca. Ma – e qui sta la frattura – critica l’Occidente per aver gestito male tutta la crisi, fin dalle sue origini.
Ha dichiarato che l’Europa ha fatto scelte sbagliate. E ha nominato apertamente anche Ursula von der Leyen e Angela Merkel, parlando di responsabilità politiche non ancora chiarite.
Vita, studi e primi anni
Alessandro Orsini è nato a Napoli il 14 aprile 1975, ha quindi 49 anni.
Si è laureato in Sociologia, per poi specializzarsi nel campo del terrorismo e della sicurezza.
La sua carriera accademica inizia presto, ma il vero salto arriva intorno al 2010, quando comincia ad analizzare con lucidità la rete del terrorismo islamico in Europa. In quel periodo, era tra i pochi studiosi italiani ad affrontare con continuità i temi delle Brigate Rosse, dell’ISIS e delle nuove forme di radicalizzazione.
Autore di libri e ospite televisivo
Nel tempo ha scritto diversi saggi, tra cui:
Anatomia delle Brigate Rosse
L’Isis non è morto
Ucraina: la guerra e la verità
Qualcuno doveva dirlo (uscito nel 2023)
In passato è stato ospite fisso in molte trasmissioni: da talk show politici a format culturali. Ma le sue posizioni, via via sempre più nette, lo hanno fatto diventare una figura divisiva. C’è chi lo apprezza e chi lo contesta apertamente.
Eppure, lui va avanti. Non cambia rotta.
Una voce che divide
Alessandro Orsini non è facile da catalogare. Non è allineato con nessun partito, non si è mai candidato, e non cerca facili consensi.
È uno di quelli che pensa a voce alta. E lo fa anche quando sa che le sue parole saranno criticate.
Per alcuni è una coscienza lucida, per altri è solo un provocatore.
Ma una cosa è certa: quando parla, non lascia mai indifferenti.
