Cambia tutto — di nuovo — sul fronte fiscale. L’11 giugno 2025, il Senato ha approvato il decreto acconti IRPEF, una norma tecnica ma con effetti molto concreti su milioni di contribuenti italiani.
Se lavori come autonomo, oppure hai redditi accessori, ti riguarda. E se sei un dipendente o pensionato, potresti tirare un sospiro di sollievo.
Ecco cosa prevede il nuovo decreto legge n. 55/2025, cosa cambia davvero e perché è importante sapere come funzionano gli acconti IRPEF da quest’anno.
Perché serviva un decreto sugli acconti
Chiariamolo subito: non si tratta di un nuovo bonus o di un’imposta in più. Il problema nasce dalla riforma fiscale del 2024, che ha modificato le aliquote IRPEF passando da quattro a tre, con l’obiettivo di alleggerire la pressione fiscale sui redditi medio-bassi.
Fin qui tutto bene. Il guaio?
Gli acconti del 2025, se calcolati con le vecchie regole, rischiavano di essere gonfiati. Cioè, molti avrebbero pagato anticipi più alti rispetto a quello che avrebbero dovuto davvero.
Il decreto appena approvato corregge questo errore di sistema, aggiornando il calcolo degli acconti alle nuove aliquote e detrazioni.
In pratica: si evita una stangata fiscale ingiusta.
Chi pagherà gli acconti IRPEF 2025 (e chi no)
Il decreto distingue chiaramente due categorie:
Esenti: dipendenti e pensionati “puri”
Chi ha solo un reddito da lavoro dipendente o da pensione, senza altri guadagni accessori, non dovrà versare l’acconto IRPEF 2025.
Una novità importante, che alleggerisce il peso fiscale su milioni di contribuenti “ordinari”.
Inclusi: autonomi, partite IVA e redditi misti
Se invece hai una partita IVA, sei un lavoratore autonomo, o anche semplicemente un dipendente con altri redditi (affitti, prestazioni occasionali, investimenti), il discorso cambia: l’acconto si paga.
Ma — ed è qui il punto chiave — verrà calcolato sulla base delle nuove aliquote e detrazioni IRPEF, quindi sarà più corretto e, in molti casi, più leggero.
Le nuove aliquote IRPEF in vigore
Per capire meglio come funziona il nuovo calcolo, riepiloghiamo le aliquote 2025:
- 23% fino a 28.000 euro
- 35% da 28.001 a 50.000 euro
- 43% oltre i 50.000 euro
Inoltre è stata ampliata la no-tax area, ovvero la soglia sotto la quale non si paga IRPEF. Tutti questi fattori riducono (in teoria) l’importo dell’acconto, rendendolo più aderente alla realtà.
Quanti contribuenti sono coinvolti
Secondo le stime del Ministero, la nuova normativa sugli acconti riguarda oltre 2 milioni di persone.
Tra questi:
- Liberi professionisti e freelance
- Persone con contratti part-time e redditi accessori
- Chi ha attività commerciali in proprio o redditi da affitto
Per loro, l’acconto resta, ma viene ricalibrato. Una boccata d’ossigeno per chi, altrimenti, si sarebbe ritrovato a pagare più del dovuto solo per una distorsione normativa.
Cosa succede adesso
Il decreto è già entrato in vigore il 24 aprile 2025, ma per essere definitivo deve essere convertito in legge entro il 22 giugno.
Dopo l’ok del Senato, ora la parola passa alla Camera dei Deputati.
Non si prevedono sorprese, ma finché non arriva la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, meglio restare aggiornati.
Domande frequenti
Devo pagare l’acconto IRPEF 2025?
Se hai solo un reddito da lavoro dipendente o pensione: no. Se hai altri redditi (da partita IVA, affitti, prestazioni occasionali, ecc.): sì.
L’acconto sarà più basso?
Sarà più preciso, perché calcolato sulle nuove aliquote e tenendo conto delle detrazioni aggiornate.
Il decreto è già attivo?
Sì, è in vigore dal 24 aprile, ma sarà definitivamente convertito in legge entro il 22 giugno 2025.
Come si calcola l’acconto IRPEF?
Di solito in due rate: una al 30 giugno, una al 30 novembre. Gli importi dipendono da quanto hai dichiarato l’anno prima.
Chi può evitare il pagamento in automatico?
Dipendenti e pensionati senza redditi extra. Non serve fare nulla: l’esonero è automatico.
Il decreto acconti IRPEF 2025 scongiura una beffa fiscale per chi lavora.
Con l’approvazione al Senato, si avvicina l’allineamento tra ciò che si versa in anticipo e ciò che si dovrà realmente pagare a fine anno.
Se rientri tra gli esonerati, ottimo. Se invece devi pagare, ora sai che almeno non lo farai su cifre gonfiate.
E in un sistema fiscale che spesso dimentica di essere equo, non è poco.

“Head Staff”, giornalista pubblicista laureata in letteratura, amo scrivere e apprendere costantemente cose nuove. Trovo che il mestiere del giornalista sia uno dei più affascinanti che esistano. Ti consente di apprendere, di conoscere il mondo, farti conoscere e di entrare in simbiosi con il lettore