“Stringhe”: un modello educativo integrato per superare la povertà educativa minorile

Daniela Devecchi

Milano, giugno 2025 – Si è chiuso in questi giorni “Stringhe: piccoli numeri in movimento”, un progetto triennale che ha portato nelle scuole italiane un nuovo approccio didattico, la Metodologia Integrata Stringhe (MIS), basata sull’unione tra tecnologia e attività fisica. L’obiettivo? Promuovere pari opportunità nei percorsi educativi e contrastare le diseguaglianze, in particolare nei contesti più fragili.

Ideato da Fondazione Mission Bambini e selezionato dall’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, il progetto ha coinvolto dieci scuole in Lombardia, Campania e Sicilia. A Milano, ha interessato oltre 1.400 alunni e 150 insegnanti, attraverso attività che integrano robotica educativa, coding, psicomotricità e sport.

Una didattica che mette insieme corpo e mente

“Stringhe” è nato con l’idea di offrire una proposta formativa che sviluppi le cosiddette soft skills – come il pensiero logico, la creatività e la capacità di risolvere problemi – a partire da un’esperienza educativa concreta e accessibile. Alla base, l’intuizione che corpo e mente non siano separabili nei processi di apprendimento.

“Abbiamo voluto sperimentare un modo diverso di fare scuola”, spiega Vincenzo Walsh di Mission Bambini. “Un modello che integra strumenti digitali e movimento fisico, con risultati che oggi possiamo dire positivi, sia dal punto di vista educativo che sociale”.

Una piattaforma per diffondere il metodo

Per permettere ad altri insegnanti di replicare l’esperienza, è stata realizzata la piattaforma online , che raccoglie materiali, unità didattiche, e linee guida per applicare il metodo MIS anche in altri contesti. “È uno strumento pensato per essere usato in classe, ma anche in realtà dove l’accesso alle risorse è limitato”, afferma Stefano Oltolini, direttore generale della Fondazione.

Ricerca, scuola e terzo settore insieme

Il progetto ha coinvolto anche il CNR – Istituto per le Tecnologie Didattiche, Stripes Coop, Fondazione Laureus Italia e Avanzi. Una collaborazione che ha permesso di testare il metodo sul campo e di adattarlo ai bisogni reali delle scuole.

“Abbiamo visto come l’apprendimento sia legato al corpo, non solo alla testa”, commenta Manuel Gentile del CNR. “Integrare digitale e attività fisica ha rafforzato le capacità cognitive e sociali dei bambini, in modo scientificamente solido”.

Un modello da cui partire

Secondo Alessandro Martina, di *Con i Bambini*, progetti come “Stringhe” dimostrano che è possibile agire in modo efficace anche nei quartieri più difficili. “La nostra speranza è che questo modello venga adottato su larga scala, perché ha dimostrato che innovazione e inclusione possono andare di pari passo”.

Anche per Daria Braga, direttrice di Fondazione Laureus Italia, il percorso è stato un’opportunità per riflettere su come costruire spazi educativi più aperti. Infatti come dichiarato da lei stessa: “Mettere insieme robotica, psicomotricità e sport ha significato dare ai bambini strumenti diversi per crescere, imparare e stare bene”.