Otto Logiurato: quando il vino nasce dalla filosofia

Daniela Devecchi

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C’è un angolo d’Italia che sembra uscito da un sogno. Colli dolci, vigneti ordinati come partiture musicali, un silenzio che sa di riflessione. È qui, tra Montebudello e Monteveglio, che prende vita Otto Logiurato. Ma chiamarlo solo “azienda agricola” è riduttivo. È qualcosa di più sottile, più profondo. È un’idea diventata terra.

Tutto comincia con una scelta. Stefano Logiurato, milanese, filosofo, lascia la città, il ritmo incalzante, i caffè bevuti di corsa. E sceglie la lentezza. Sceglie un paesaggio dove le stagioni si fanno sentire sulla pelle, dove il tempo non si misura in minuti, ma in germogli. Lo fa insieme a Julia, sua compagna in questo viaggio fatto di terra e pensiero.

Il progetto prende forma nel 2013, quando iniziano a coltivare i primi ettari. Ma non è solo questione di viti e bottiglie. Qui si respira una visione. Il vino è solo una delle espressioni di un ecosistema che parla di sostenibilità, agricoltura biologica, rispetto per il paesaggio e per le persone.

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Un territorio che racconta

Montebudello non è un luogo qualunque. Anticamente qui c’era il mare, e i terreni, ancora oggi, conservano tracce fossili che rendono il suolo straordinariamente ricco di minerali. L’argilla e il ferro donano ai vini una struttura e una sapidità che si sentono subito, appena il bicchiere si avvicina alle labbra. Non è solo gusto: è racconto.

I vitigni coltivati sono quelli storici dei Colli Bolognesi – Pignoletto, Barbera, Cabernet Sauvignon – ma l’approccio è moderno, aperto, curioso. E poi c’è la biodiversità: non solo viti, ma anche boschi, alberi da frutto, erbe spontanee. Un mosaico che vive, si intreccia, cambia a ogni stagione.

Un’agricoltura che include

E se ti dicessimo che qui il lavoro agricolo è anche strumento di rinascita? Otto Logiurato collabora con realtà sociali come la Cooperativa Accaparlante, coinvolgendo persone con disabilità in attività agricole e laboratoriali. Perché la terra, se la rispetti, restituisce. E non solo in grappoli.

Non è retorica: è prassi quotidiana. Ogni potatura, ogni vendemmia condivisa, diventa occasione di incontro. È l’agricoltura sociale, quella che non guarda solo al prodotto, ma anche al percorso umano.

Il vino come esperienza

Visitare Otto Logiurato non significa solo degustare un bicchiere. Significa entrare in una filosofia. Le visite, su prenotazione, sono lente, intime. Si passeggia tra i filari, si ascoltano storie, si annusa il tempo. Le etichette, disegnate con animali simbolici, raccontano la fauna locale: volpi, civette, caprioli. È come se ogni bottiglia avesse un’anima.

Non aspettarti una degustazione in serie. Qui si parla, si ascolta, si condividono pensieri, si riflette. Anche sul fatto che, a volte, la scelta di vivere in un modo diverso può avere un effetto a catena. Un effetto farfalla, appunto.

L’effetto farfalla esiste davvero?

È una metafora, certo. Ma quante volte una decisione minuscola ha cambiato il corso delle cose? Otto Logiurato è l’esempio concreto che sì, succede. Un uomo sceglie di tornare alla terra. Pianta una vite. Coinvolge persone. Cambia un territorio. E forse cambia anche chi passa di lì, anche solo per una visita.

Il vino, alla fine, è solo il mezzo. Il messaggio è un altro: vivere meglio è possibile. A contatto con la natura, con i propri ritmi, con le proprie radici.