Un post dalla violenza inaudita, poche parole sconvolgenti all’indirizzo di una minore, rea di essere solo figlia della Premier italiana Giorgia Meloni. Ha tenuto banco in questi giorni la pubblicazione di un post Facebook ad opera di Stefano Addeo, uscito dall’anonimato nella maniera più deplorevole possibile. Chi è Addeo e perché si è spinto così oltre, mettendo a repentaglio la sua reputazione e, forse, il proprio posto di lavoro?
Stefano Addeo, chi è l’autore del post contro Ginevra Meloni
Non è, purtroppo, la prima volta che vengono registrati minacce e insulti via social nei riguardi di personaggi noti della politica e dello spettacolo. Accadde già all’ex Premier Giuseppe Conte e pare che in queste ore anche i figli dei Ministri Salvini e Tajani siano finiti nel mirino degli haters più accaniti.
L’episodio che vede protagonista Stefano Addeo, docente di Tedesco di 65 anni, ha dell’assurdo e mostra, qualora ce ne fosse ancora bisogno, i limiti che non andrebbero travalicati tra la critica politica, seppure tagliente, e il buonsenso, misto anche ad una sana dose di buongusto.
Addeo, attualmente reso egli stesso oggetto di minacce, insulti e lanci di pomodori presso la sua abitazione, ha cercato di scusarsi, raccontando anche la grottesca genesi di quel messaggio.
Ho chiesto all’Intelligenza Artificiale un messaggio contro Meloni, senza pensare. È uscito un testo duro, che ho pubblicato con superficialità la sera e rimosso la mattina dopo, quando ho capito che era troppo offensivo. Ma qualcuno lo aveva già salvato e diffuso, fino a Roma.
In sintesi, l’AI augurava a Ginevra Meloni la stessa fine della 14enne Martina, barbaramente uccisa ad Afragola dall’ex fidanzatino 19enne. Un contenuto oggettivamente pessimo, che l’uomo avrebbe condiviso senza pensarci. Delle scuse, tardive, giunte dopo la pubblica denuncia di Giorgia Meloni, che sottolineano comunque la non condivisione delle iniziative messe a punto dal Governo da parte del docente, che potrebbe aver messo a rischio non solo la sua incolumità, ma anche il proprio posto di lavoro per un colpo di testa sottovalutato. Ne valeva la pena?
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