Hai mai pensato al motivo per cui ogni anno, il 2 giugno, vediamo sfilate, bandiere ovunque, e cerimonie ufficiali in tv?
No, non è solo un giorno di vacanza in più.
È qualcosa di molto più profondo: è il giorno in cui l’Italia ha scelto cosa voleva diventare.
1946. Un’Italia stanca, ma decisa
Immagina l’Italia nel 1946.
Appena uscita dalla guerra.
Ferita, a pezzi, confusa.
C’erano macerie dappertutto, ma anche una voglia feroce di ripartire.
In quel clima, il governo decise di dare voce al popolo.
Per la prima volta.
E per davvero.
Il 2 e 3 giugno si tenne un referendum che avrebbe deciso le sorti del Paese:
continuare con la monarchia, oppure cambiare tutto e diventare una repubblica.
Il voto che ha cambiato tutto
La cosa straordinaria?
Che a votare furono anche le donne. Era la prima volta.
Una rivoluzione nella rivoluzione.
E il verdetto fu chiaro:
- Oltre 12 milioni di italiani dissero “Repubblica”
- Poco più di 10 milioni scelsero “Monarchia”
Quello fu il giorno in cui l’Italia, davvero, nacque di nuovo.
Senza re, senza troni.
Con la gente come unico sovrano.
Ma perché festeggiamo proprio il 2 giugno?
Perché è il giorno della scelta.
Il giorno in cui il popolo è andato alle urne e ha detto: “basta con il passato, vogliamo qualcosa di nuovo”.
Il risultato ufficiale arrivò qualche giorno dopo, ma è quel 2 giugno che ha lasciato il segno.
Una festa che abbiamo anche dimenticato (per un po’)
Sai che per anni non l’abbiamo neppure celebrata nel giorno giusto?
Dal 1977 al 2000, il 2 giugno fu spostato alla domenica più vicina.
Motivi economici, dicevano.
Solo nel 2001 abbiamo rimesso le cose a posto: la Festa della Repubblica è tornata nella sua vera data.
E oggi?
Oggi sfilano i militari, parlano i presidenti, si colorano i cieli di tricolore.
Ma il senso profondo resta:
festeggiamo la libertà di scegliere.
Festeggiamo un giorno in cui non contava chi eri, se uomo o donna, ricco o povero.
Contava solo una cosa: la tua voce. Il tuo voto.
E questo, che ci credi o no, non è affatto scontato.
“Head Staff”, giornalista pubblicista laureata in letteratura, amo scrivere e apprendere costantemente cose nuove. Trovo che il mestiere del giornalista sia uno dei più affascinanti che esistano. Ti consente di apprendere, di conoscere il mondo, farti conoscere e di entrare in simbiosi con il lettore