Riforma reclutamento universitario 2025: addio all’ASN, cambia tutto per i docenti

Serena Comito

La notizia è arrivata lunedì 19 maggio 2025: il Consiglio dei Ministri ha approvato la riforma del reclutamento universitario. Un passaggio storico che mette fine a uno dei sistemi più contestati degli ultimi decenni, quello dell’Abilitazione Scientifica Nazionale (ASN).

E se ti stai chiedendo cosa significa per chi vuole diventare professore universitario, la risposta è semplice: cambia tutto.

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Una rivoluzione attesa (e necessaria)

La riforma porta la firma della ministra dell’Università e Ricerca Anna Maria Bernini. L’obiettivo? Snellire le procedure, premiare il merito reale e dare più autonomia alle università. Dopo anni di lamentele sul sistema dell’ASN – complicato, pieno di abilitati senza cattedra e con meccanismi poco trasparenti – si è deciso di voltare pagina.

Le novità più importanti

  • Stop all’ASN: non sarà più necessario superare l’Abilitazione Scientifica Nazionale. I candidati dovranno solo autocertificare di avere i requisiti scientifici minimi richiesti, tramite una piattaforma online gestita dal Ministero.
  • Valutazioni ogni 2 anni: i docenti già in ruolo saranno sottoposti a una valutazione biennale. I risultati influenzeranno anche i fondi destinati agli atenei: chi lavora bene, ottiene di più.
  • Selezioni locali, non nazionali: saranno le singole università a organizzare i concorsi, con commissioni composte da un membro interno e altri sorteggiati tra docenti dello stesso settore in tutta Italia.
  • Più soldi agli atenei virtuosi: chi seleziona e assume i prof migliori verrà premiato con maggiori risorse. È un modo per incentivare qualità e competitività tra le università.

Un sistema più agile, più europeo

L’idea alla base della riforma è semplice: rendere l’università italiana più dinamica, meno ingessata, più vicina ai modelli internazionali. Non solo: il nuovo sistema punta anche a favorire la mobilità, sia interna (tra atenei italiani) che esterna (verso l’estero), senza barriere burocratiche inutili.

Inoltre, tutto è pensato per rispondere agli obiettivi del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che richiede riforme strutturali in cambio dei fondi europei.

FAQ – Cosa devi sapere in breve

  • Quando entra in vigore la riforma?
    È stata approvata dal Consiglio dei Ministri il 19 maggio 2025. Ora si attende l’iter parlamentare e i decreti attuativi.
  • Chi vuole diventare docente, cosa deve fare?
    Dovrà autocertificare di avere i requisiti minimi (scientifici, didattici, ecc.) su una piattaforma del Ministero. Niente più ASN.
  • Chi valuta i candidati?
    Ogni università forma la sua commissione: un membro interno + altri sorteggiati tra esperti dello stesso settore da tutta Italia.
  • E per chi è già in ruolo?
    Valutazioni biennali. In base ai risultati, gli atenei riceveranno premi economici. Insomma: chi lavora bene viene valorizzato.
  • Cosa cambia per le università?
    Più libertà di scelta, ma anche più responsabilità. Gli atenei che puntano sulla qualità avranno più fondi a disposizione.