C’è chi lo ricorda per il miracolo sportivo con il Leicester, chi per il suo legame profondo con Roma, e chi semplicemente come “quello buono” nel mondo spesso spietato del calcio. Ma chi è Claudio Ranieri, davvero?
Nato a Roma il 20 ottobre 1951, Ranieri è molto più di un semplice allenatore. È un uomo che ha attraversato cinque decenni di pallone con una calma rara, senza mai urlare troppo, ma lasciando segni profondi ovunque sia passato.
Dal campo alla panchina: l’inizio di una lunga strada
Prima di diventare tecnico, è stato calciatore. Difensore ruvido e affidabile, ha vestito le maglie di Roma, Catanzaro, Catania e Palermo. Non ha mai brillato per fama o copertine, ma per costanza e serietà sì.
Poi, nel 1986, il passaggio al lato più difficile: allenare. Inizia nei campi di provincia, tra Vigor Lamezia e Puteolana, ma in poco tempo si fa notare. Il suo primo capolavoro? Il Cagliari: lo prende in Serie C1 e lo porta in A in due stagioni. Un segnale chiaro: dietro quell’aplomb romano c’era sostanza.
L’Europa lo scopre
Negli anni ‘90 e 2000, Ranieri gira l’Europa. Siede sulle panchine di Fiorentina, Napoli, Valencia, Atlético Madrid, Chelsea, Juventus, Roma, Inter, Monaco. Ovunque lascia il suo timbro: gioco pulito, rispetto, umanità.
A Valencia vince la Coppa del Re. A Londra, con il Chelsea pre-Abramovich, pone le basi per il ciclo che verrà dopo. In Italia alterna esperienze difficili a grandi ritorni. Con la Roma arriva a sfiorare lo Scudetto, perdendolo solo all’ultima curva dietro l’Inter di Mourinho.
La favola Leicester
Poi, nel 2015, l’impensabile. Il Leicester City lo ingaggia in un ambiente quasi scettico. Nessuno – nemmeno i suoi tifosi – crede davvero che possa fare qualcosa di più di una salvezza tranquilla.
E invece, Claudio firma la più grande impresa del calcio moderno. Il Leicester vince la Premier League con una rosa di semi-sconosciuti, dominando il campionato e conquistando il cuore del mondo. Quell’anno, Ranieri diventa il simbolo di un calcio che premia l’umiltà, la dedizione, il lavoro invisibile.
Il ritorno a casa
Dopo nuove esperienze in Inghilterra (Fulham, Watford) e il ritorno alla Sampdoria, nel 2024 annuncia il ritiro. Ma il richiamo di Roma è più forte. Accetta di tornare – per la terza volta – sulla panchina della squadra della sua città.
Non è un incarico di passaggio: è un atto d’amore. Ranieri si mette a disposizione in un momento difficile, per traghettare la Roma verso stabilità e identità. Il suo obiettivo? Chiudere con eleganza e, magari, restare come figura tecnica all’interno del club.
Vita privata
Ranieri è sposato con Rosanna e ha una figlia, Claudia. È noto per il suo stile di gestione empatico e per la capacità di motivare i giocatori, caratteristiche che lo hanno reso un allenatore rispettato e amato nel mondo del calcio.
Il rispetto prima di tutto
Oggi, Ranieri è uno degli allenatori più stimati a livello internazionale. Mai sopra le righe, sempre rispettoso degli avversari e dei suoi giocatori. Ha allenato campioni e ragazzi sconosciuti con lo stesso approccio: capire prima l’uomo, poi l’atleta.
La sua carriera non è fatta di decine di trofei, ma di rispetto guadagnato ovunque. Ed è forse questo il suo vero successo.
“Head Staff”, giornalista pubblicista laureata in letteratura, amo scrivere e apprendere costantemente cose nuove. Trovo che il mestiere del giornalista sia uno dei più affascinanti che esistano. Ti consente di apprendere, di conoscere il mondo, farti conoscere e di entrare in simbiosi con il lettore