Decreto PA Senato: approvato il pacchetto per una pubblica amministrazione più agile

Antonetta Del Prete

Decreto PA Senato diventa legge

Decreto PA al Senato: tra concorsi più rapidi, assunzioni ITS e fondi per gli enti locali, il governo svecchia la pubblica amministrazione 

Con 99 voti favorevoli, 70 contrari e due astenuti, il Senato ha detto sì al Decreto PA, che ora diventa legge. Si tratta di un testo composto da 22 articoli che dovrebbe rendere più efficiente la macchina pubblica. C’è dentro un po’ di tutto: assunzioni, stipendi, concorsi, territori terremotati, nuove figure professionali. Ma andiamo a vedere nel dettaglio di cosa si tratta.

Concorsi più rapidi, nuove leve e stipendi

Uno dei punti più chiacchierati è la questione del reclutamento. Fino a poco fa, i concorsi pubblici sembravano gare di resistenza: si partiva in primavera e si arrivava all’assunzione due anni dopo, se andava bene. Ora i tempi si sono accorciati di molto: da una media di 780 giorni si è passati a circa 150. Un altro punto curioso è la possibilità di assumere ragazzi provenienti dagli ITS Academy. Non laureati, ma diplomati tecnici, che potranno entrare con un contratto a tempo determinato e, nel frattempo, lavorare, studiare, prendere la laurea, farsi valutare e, se tutto fila, restare nella PA.

La norma contiene anche un intervento sul salario accessorio negli enti locali. Tradotto: cercare di ridurre la differenza tra chi lavora nei ministeri e chi sta in un piccolo comune sperduto. La forbice è ampia, e non è solo una questione di numeri: chi lavora in periferia spesso è solo, fa mille cose e guadagna meno.  Il governo dice che grazie a questo decreto, oltre il 90% degli enti locali potrà aumentare le buste paga, con un potenziale impatto di circa 1,9 miliardi.  Altro tema: il rafforzamento del personale nelle zone colpite da terremoti (2009 e 2016) e dalle alluvioni del 2023. Infine, si introduce anche il “social media e digital manager” nella PA.

Considerazioni del ministro Zangrillo

Il ministro Zangrillo ha detto che tutto questo serve per rendere la pubblica amministrazione “più attrattiva”. Parola che fa sorridere, detta così, pensando a certi uffici ingialliti e silenziosi dove il tempo pare essersi fermato. Alla fine dei conti, questo decreto prova a mettere ordine. Magari non farà miracoli, ma almeno riconosce che c’erano cose che non funzionavano più da un pezzo. E questa, almeno, non è una novità.