Si è spento a Roma, all’età di 87 anni, Nino Marazzita, uno dei penalisti più noti e discussi della scena giudiziaria italiana. Con la sua morte scompare non solo un avvocato, ma un protagonista silenzioso – e a volte scomodo – di molti dei capitoli più complessi della storia d’Italia.
La notizia è stata data dal figlio Giuseppe, anche lui avvocato, con un messaggio intimo e toccante: “Oggi mio padre ha combattuto con la grinta di sempre l’ultima battaglia – quella che nessuno può vincere.”
Una carriera costruita tra i banchi dei processi più oscuri
Nato a Palmi, in Calabria, nel 1938, Marazzita si era laureato in Giurisprudenza a Roma negli anni Sessanta. Avviò la sua carriera forense nel 1965, e da allora non lasciò mai le aule di tribunale. O meglio: non quelle dove si discutevano casi ordinari. Nino Marazzita si trovò invece, spesso, a difendere – o accusare – figure centrali nei grandi processi italiani.
Fu lui a difendere Pietro Pacciani, il presunto Mostro di Firenze, riuscendo ad ottenere l’assoluzione in appello. E fu lui l’avvocato di Donato Bilancia, il serial killer ligure autore di diciassette omicidi.
Non a caso, la stampa lo soprannominò “l’avvocato dei diavoli”. E lui, con la sua inconfondibile voce bassa e il sorriso appena accennato, non si è mai tirato indietro. “Ogni imputato ha diritto alla miglior difesa possibile”, ripeteva.
Anche dall’altra parte: parte civile nei processi simbolo
Ma Nino Marazzita non fu solo difensore di assassini. Anzi. È stato parte civile in alcuni dei processi più emblematici e dolorosi della storia italiana. Fu l’avvocato della famiglia Pasolini dopo l’omicidio del poeta e regista a Ostia. Difese Eleonora Moro, moglie di Aldo Moro, nel processo sul sequestro e l’uccisione dello statista. Partecipò anche al procedimento per il massacro del Circeo.
Questa dualità – tra difesa e accusa – ha fatto di lui una figura atipica, difficilmente etichettabile, spesso al centro del dibattito pubblico ma sempre fedele al proprio codice etico.
Il legame con il giornalismo e la divulgazione
Fu anche scrittore, editorialista e volto televisivo. Dirigeva la rivista “L’Eloquenza” e per anni è stato una presenza fissa in programmi come “L’Avvocato risponde” su Rai Due e Forum su Canale 5. Con linguaggio chiaro e diretto, spiegava il diritto ai non addetti ai lavori, contribuendo a diffondere cultura giuridica in un paese dove spesso “il processo” è solo quello mediatico.
Un’eredità difficile da raccontare
Difficile racchiudere Marazzita in una definizione. Penalista, intellettuale, provocatore, uomo di legge e di media. Amato e contestato, come accade a chi attraversa decenni di storia senza mai smettere di dire la sua.
Con la sua morte si chiude una stagione. Quella in cui il processo era anche teatro civile, e l’avvocato una figura pubblica chiamata non solo a difendere, ma a interpretare. Con coraggio, coerenza, e – come nel caso di Marazzita – una buona dose di ironia.
“Head Staff”, giornalista pubblicista laureata in letteratura, amo scrivere e apprendere costantemente cose nuove. Trovo che il mestiere del giornalista sia uno dei più affascinanti che esistano. Ti consente di apprendere, di conoscere il mondo, farti conoscere e di entrare in simbiosi con il lettore