Tra i possibili successori di Papa Francesco c’è il cardinale Matteo Maria Zuppi: ecco chi è e cosa sappiamo di lui
Matteo Maria Zuppi non è un volto da prima serata. Eppure, in questi anni, ha conquistato un posto centrale nella Chiesa cattolica, senza mai alzare i toni. È l’uomo che si muove tra le periferie e i palazzi, tra le Messe nei quartieri popolari e le riunioni con i capi di Stato. Un equilibrio raro. E proprio per questo, oggi, c’è chi vede in lui un possibile successore di Papa Francesco.
Da Roma alle periferie del mondo
Classe 1955, romano, quinto di sei fratelli, Zuppi è cresciuto in una famiglia cattolica, ma non clericale. Studia al liceo Virgilio, e lì conosce Andrea Riccardi. È l’inizio di tutto. Entra nella Comunità di Sant’Egidio, lavora con i poveri, con i migranti, con chi la Chiesa – a volte – faticava a vedere. Viene ordinato sacerdote nel 1981. E da quel momento in poi, il suo ministero si intreccia con le strade di Trastevere, dove diventa parroco. Accoglie, ascolta, si sporca le mani. Nessuna carriera programmata. Solo fedeltà.
Nel 2012, Benedetto XVI lo nomina vescovo ausiliare di Roma. Tre anni dopo, Francesco lo manda a Bologna. Una diocesi importante, certo. Ma anche un banco di prova. E Zuppi resta Zuppi: visita i carcerati, parla con chi dorme in stazione, tiene omelie semplici, dirette, che parlano al cuore. Nel 2019 viene creato cardinale. Ma la porpora non lo cambia. Nessuna scorta, nessun ufficio blindato. Solo una tonaca lisa e un’agenda sempre piena.
A capo della CEI (ma senza cravatta)
Nel 2022, Papa Francesco lo nomina presidente della Conferenza Episcopale Italiana. È il primo vescovo scelto con il nuovo metodo: non imposto, ma indicato dai suoi colleghi. Un segnale. Zuppi si mette al lavoro. Parla di pace, di accoglienza, di responsabilità. Non ha paura di dire che la Chiesa deve fare di più. Ma lo dice senza accusare, senza dividere. Nei suoi discorsi, c’è sempre una frase che spiazza. Che ti fa riflettere. O che ti fa abbassare lo sguardo.
Nel 2023, il Papa gli affida una missione delicata: andare in Ucraina e Russia, parlare con tutti, cercare spiragli di dialogo. Zuppi parte in silenzio, senza slogan. Parla con Putin, con Zelensky, con il Patriarca di Mosca. Nessun risultato eclatante, ma un messaggio chiaro: la Chiesa non sta a guardare. E lui non cerca titoli. Cerca strade.
Un “papabile” che non si candida
Il suo nome circola da tempo tra i possibili successori di Francesco. Ma Zuppi non si muove come un candidato. Non cerca visibilità, non crea cordate. E forse è proprio per questo che molti lo guardano con attenzione. Perché ha lo stile di chi può tenere insieme. Di chi non divide. Di chi ha fede, ma anche tatto.
In breve
- Cardinale dal 2019, oggi guida i vescovi italiani.
- Proviene dalla Comunità di Sant’Egidio, dove ha imparato il Vangelo vissuto.
- Parla con tutti, ma non rinuncia mai alla sua voce.
Come sappiamo, dopo la morte di Papa Francesco, il conclave per eleggere il nuovo pontefice inizierà il 7 maggio. Matteo Zuppi è considerato uno dei favoriti, soprattutto per la sua vicinanza al pensiero di Francesco e per il suo impegno in mediazioni di pace e inclusione sociale. Ricordiamo ad esempio gli accordi di pace in Mozambico del ’92, fino al Guatemala a metà degli anni Novanta, passando per la collaborazione con Nelson Mandela per il cessate il fuoco in Burundi, nel 2003. L’ultima missione di pace è quella che lo ha portato in Ucraina per conto del Papa. Ed è stato recentemente al centro dell’attenzione per aver facilitato un incontro tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky durante i funerali del Papa, sottolineando il ruolo attivo della Chiesa nel promuovere il dialogo anche in contesti difficili. Pur non cercando visibilità, il suo nome è tra quelli più citati come possibile successore.
“Head Staff”, giornalista pubblicista laureata in letteratura, amo scrivere e apprendere costantemente cose nuove. Trovo che il mestiere del giornalista sia uno dei più affascinanti che esistano. Ti consente di apprendere, di conoscere il mondo, farti conoscere e di entrare in simbiosi con il lettore