Chi è il Cardinale Robert Sarah? Tra rigore, silenzio e tradizione

Antonetta Del Prete

Chi è il Cardinale Robert Sarah

Legato alla Chiesa tradizionalista, il cardinale Robert Sarah è noto per la sua fermezza dottrinale, il rigore liturgico e la sua carriera

Robert Sarah è uno di quei personaggi ecclesiastici che difficilmente passano inosservati, anche senza volerlo. Nato il 15 giugno 1945 a Ourous, in Guinea, da una famiglia cattolica devota, ha attraversato mezzo mondo per formarsi, affrontando più ostacoli che comodità. Da ragazzo ha dovuto lasciare la Guinea per studiare in Costa d’Avorio, poi in Senegal, in Francia, a Roma, a Gerusalemme. Un percorso disseminato di chiusure forzate di seminari, trasferimenti improvvisi, momenti incerti. Eppure ha continuato. Ha studiato Bibbia, teologia, lingue antiche, probabilmente anche come si sopravvive a certi soprusi governativi senza alzare troppo la voce, ma senza nemmeno stare zitti.

Il più giovane arcivescovo del mondo

A 34 anni è diventato il più giovane arcivescovo del mondo, mossa che fece esclamare a Giovanni Paolo II “il vescovo bambino”. Da lì in poi, Sarah si è mosso con una certa coerenza, fedele a un’idea di Chiesa radicata nella tradizione. Non ama gli esperimenti liturgici, diffida dell’eccessiva modernità, preferisce il silenzio al frastuono. E su questo ci ha scritto anche un libro, “La forza del silenzio”, che non è affatto un inno al tacere, ma semmai un grido composto contro il rumore insensato di certa modernità.

Per molti è un punto di riferimento per il pensiero conservatore dentro la Chiesa. Per altri, un ostacolo a qualsiasi riforma. Sicuramente, non è uno che le manda a dire. Ha criticato le aperture su omosessualità e ordinazione femminile, ha paragonato il pensiero “woke” a ideologie totalitarie, ha scritto con Benedetto XVI un libro a difesa del celibato sacerdotale, creando non poco scompiglio. E quando il papa regnante, Francesco, ha preso strade diverse, Sarah non ha cambiato rotta. Non si è allineato. Non ha fatto salti mortali diplomatici. È rimasto dov’era, saldo, anche un po’ granitico.

Ha scritto molto, ha viaggiato molto, ha diretto Congregazioni vaticane. Ma più di tutto, ha continuato a credere in un certo tipo di Chiesa: austera, sobria, persino un po’ ostinata. Il conclave, comunque, si avvicina. Mancano solo due giorni al suo inizio e non resta che aspettare e vedere se il prossimo Papa sarà conservatore o no.