Conosciamo meglio il Cardinale Pietro Parolin e cerchiamo di capire perché potrebbe essere lui il prossimo Papa.
In queste settimane, con la scomparsa di Papa Francesco ancora fresca nella mente e nel cuore dei fedeli, il nome del Cardinale Pietro Parolin è tornato a circolare con insistenza. Ma chi è davvero questo uomo di Chiesa? Perché molti lo indicano come uno dei candidati più probabili al prossimo conclave?
Un veneto dal cuore della diplomazia vaticana
Pietro Parolin è nato nel 1955 a Schiavon, un piccolo comune in provincia di Vicenza. A 14 anni era già in seminario. A 25, nel 1980, è stato ordinato sacerdote. Da lì, il percorso è stato costante, preciso, quasi scolpito a tavolino. Ma senza clamore. Parolin ha fatto carriera dietro le quinte, nel mondo della diplomazia vaticana, lontano dai riflettori ma vicinissimo ai grandi giochi di potere. Parla diverse lingue, è laureato in diritto canonico e ha lavorato nelle nunziature di Nigeria, Messico e Venezuela. Poi, nel 2013, è arrivata la svolta.
Quell’anno, Papa Francesco lo ha scelto come Segretario di Stato. Di fatto, il numero due del Vaticano. Il ruolo più delicato, strategico e politicamente esposto della Curia romana. Da quel momento, Parolin è diventato la voce, l’interprete e il consigliere di Bergoglio nei momenti più tesi: dai negoziati con la Cina alla gestione delle relazioni con gli Stati Uniti, senza dimenticare la questione ucraina e i rapporti interreligiosi. È stato creato cardinale nel 2014, e nel 2018 è diventato cardinale vescovo, il rango più alto tra i cardinali. Ma sempre con lo stesso stile: discreto, controllato, lucido. Uno che non alza mai la voce, ma che dice esattamente ciò che vuole dire.
Perché è considerato un “papabile”?
Con la sede di Pietro ora vacante, Parolin è tra i favoriti al prossimo conclave. Lo dicono non solo i vaticanisti, ma anche i cardinali stessi (in privato, ovviamente). Perché?
- È equilibrato: piace sia ai progressisti che ai conservatori.
- È preparato diplomaticamente: conosce il mondo, i suoi equilibri, i suoi conflitti.
- È esperto di Curia: sa come muoversi tra le complessità della macchina vaticana.
- Ed è italiano, ma con una visione internazionale.
In un momento storico in cui la Chiesa ha bisogno di stabilità, dopo due pontificati così forti ma molto diversi tra loro, Parolin potrebbe essere la scelta della continuità e della sintesi. C’è un’altra cosa che colpisce di lui: non divide. In un mondo polarizzato, anche dentro il Vaticano, il Cardinale Parolin è uno di quelli che ascoltano tutti. Che cercano di unire. Forse non è un “rivoluzionario”, ma proprio per questo potrebbe essere l’uomo giusto per tenere insieme la Chiesa in una fase delicata. La domanda che ci poniamo quindi è: sarà lui il nuovo Papa? Nessuno lo sa, ovviamente. E ogni conclave ha la sua storia, le sue dinamiche, i suoi colpi di scena. Ma se dovessimo scommettere su un nome che rappresenti equilibrio, esperienza e rispetto dentro e fuori le mura vaticane, Pietro Parolin è tra i primi della lista.
Ciò che sappiamo è che Parolin gode di stima trasversale tra i cardinali elettori. Il suo lungo servizio nella diplomazia vaticana, insieme all’affinità con Papa Francesco, lo rende una figura che sta nel mezzo delle correnti più progressiste e quelle più conservatrici. Alcuni osservatori sottolineano anche coincidenze suggestive. Proprio come Papa Luciani (l’ultimo Papa italiano prima di Wojtyla, Ratzinger e Bergoglio), è veneto. E inoltre, come Ratzinger, rappresenta una figura di riferimento tra i cardinali elettori. Come sappiamo, mancano solo 2 giorni all’inizio del conclave, che avverrà il 7 maggio. Molti sono i fedeli che attendono con ansia la famosa fumata bianca che annuncerà chi è sarà il nuovo Papa e se toccherà proprio a questo cardinale. Non resta che attendere.